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Conferenza Aises: monsignor Fisichella ricorda a tutti che la terra e la vita appartengono a Dio

Monsingnor Fisichella

Ieri palazzo Giustiniani, a Roma, ha ospitato la conferenza annuale dal titolo “Sviluppo economico e bene comune. La Sfida di un nuovo umanesimo europeo”, organizzata dall’Accademia Internazionale per lo Sviluppo economico e sociale (Aises) in collaborazione con il mensile Formiche, curato da Paolo Messa che ha garbatamente e simpaticamente moderato un incontro che aveva al centro la considerazione che solo la riscoperta delle radici giudaico-cristiane e la diffusione di una sana e positiva laicità in Europa potranno fornire quei punti di riferimento stabili per rilanciare la crescita di lungo periodo, l’innovazione e la stabilità, formare le nuove generazioni e le classi dirigenti, sempre più consapevoli dell’importanza di promuovere un nuovo umanesimo europeo, capace di riportare al centro l’uomo, la sua dignità e la sua responsabilità. Alla conferenza hanno partecipato il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni,  il Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella, il presidente Aises, Valerio De Luca, l’economista  Jean PaulFitoussi, il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, la docente universitaria Fiorella Kostoris e il direttore per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, monsignor Lorenzo Leuzzi.
Su tutti gli interventi – condotti nello spirito di quel «cortile dei gentili» di cui ha parlato il Pontefice e sul quale monsignor Leuzzi ha scritto un libro pubblicato dalla Libreria editrice vaticana – si è stagliato quello di monsignor Fisichella che ha spiazzato platea e relatori con una citazione semplice quanto disarmante del profeta Isaia:«la terra appartiene». Lo stesso – ha affermato il vescovo – vale per la vita: non tutto si può vendere o comprare; l’uomo non é proprietario di tutto. Il principio giuridico di disponibilità e dunque di indisponibilitàriflette questa condizione umana». Poi Fisichella aggiunge: «Di fronte agli eventi cui assistiamo, di quale Europa vogliamo parlare? L’Europa non c’è! Negli Usa l’espressione “in pluribus unum” hanno un fondamento e un significato comune, un significato che noi in Europa abbiamo dimenticato». Gli fa eco Jean Paul Fitoussi che parla di «rinascimento dei nazionalismi» e che si interroga sul «contrasto tra francesi e italiani». Fisichella aggiunge: «prima di tutto gli statunitensi si presentano dicendo “I am american”. A chi di noi verrebbe in mente, invece, di dire “I ameuropean”? Mai come in questo momento – ha concluso Fisichella – dobbiamo invece ricordare la nostra identità europea e riscoprire le nostre radici». 

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