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Viaggiando A Voce Alta: la Provenza

Se durante un viaggio in Provenza perdete il senso dell’orientamento, pensando di essere stati improvvisamente catapultati a Parigi, in uno dei suoi quartieri simbolo, sulla Rive Gauche de la Seine, nei pressi di Saint-German-de-Près, non sentitevi smarriti, ed anzi rassicuratevi sapendo di essere probabilmente capitati nella città di Aix-en-Provence, tanto simile al quartiere simbolo della Belle époque parigina per viali, palazzi e, purtroppo, per i prezzi. Non è infatti questo il luogo dove un Routard abbia la possibilità di passarvi diversi giorni, tuttavia anche i più squattrinati un salto nelle viuzze di questo piccolo gioiello provenzale dovrebbero certamente farlo, quanto meno per assaporare gli odori della lavanda o immaginare Paul Cézanne al lavoro nel suo atelier.
E’ d’altronde una sensazione per certi versi divertente, per altri frustrante, quella di cercare una fontana di acqua termale, che, secondo le guide cartacee nonché locali si trova su Cours Mirabeau, la via principale del centro, nonché la più simile alle strade di Parigi, ma, cosa che non viene mai menzionata, per potersi vantare di averla trovata non è poi così comune avere la fortuna di capitare nel giusto periodo dell’anno. Ed è altrettanto soddisfacente assaporare un Pastis (liquore all’anice tipico della zona) in uno degli eleganti bistrot che popolano la città, immaginando di avere al proprio tavolo un intellettuale francese con cui poter parlare di storia o di filosofia morale.
Tutto questo in contrapposizione con Toulon, distante da Aix-en-Provence poche decine di kilometri, nella quale un’architettura mediocre è tuttavia oscurata da quello che un tempo la costa meridionale della Provenza rappresentava: un crocevia di popoli, che, appartenenti ad altre culture ed approdati in Francia in cerca di fortuna, mescolavano le loro usanze e le loro facce, di cui Lombroso avrebbe dubitato circa l’onestà, con quelle pallide, tipiche dei francesi. E poi gli odori, tanto diversi da quelli di Aix e tanto simili a quelli di un enorme mercato arabo all’aperto, pieno di spezie e di miele. E ancora, i negozi cupi e malridotti di Rue d’Alger, ma proprio per questo fascinosi di un tempo ormai scomparso, colmi di abiti alla moda in tipico stile magrebino. E il Duomo, anch’esso fuoriuscito da un’altra epoca e da un altro mondo, fuori luogo sia perché ricorda una maggioranza cristiana della popolazione, cosa assai difficile da immaginare, sia perché le pareti totalmente scrostate danno l’impressione che non venga restaurato da tempo immemore, ma, che, allo stesso tempo, porta totalmente a compimento quella che dovrebbe essere l’opera di carità della Chiesa (decine di senza tetto sono assistiti ad ogni ora del giorno davanti al Duomo).
Cittadini eleganti ad Aix, per viali illuminati, alberati, e pieni di ristoranti e negozi all’ultima moda, ricordi di Algeri e di Tunisi a Toulon, dove la ricerca di un porto turistico in centro città stona con i palazzoni popolari che vi si affacciano… qual è insomma la vera Provenza? Forse quella dei libri di Jean Claude Izzo, che parlano di una vecchia Provenza ormai difficile da scovare e che rinasce invece in una continua antinomia tra queste due città simbolo, così vicine e allo stesso tempo così lontane tra di loro.

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