«Andiamo forte a livello nazionale ma le Regioni sono molto difformi, alcune arrivano al 25%, altre al 5%: vi è discrepanza nei criteri e nella capacità di somministrare i vaccini», è quanto affermato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi nella sua prima conferenza stampa.
A tre mesi dall’inizio della campagna vaccinale la situazione nelle diverse regioni italiane è profondamente differente. Lazio e Campania corrono, la Lombardia annaspa, la Calabria è in alto mare. Nel rapporto tra dosi ricevute e quelle somministrate, le peggiori, sotto la media nazionale dell’82,4% (dati aggiornati alla tarda sera del 22marzo) sono il Veneto all’80%, la Lombardia (78,3%), la Calabria (71,5%), Liguria (71%) e per ultima c’è la Sardegna (70,6%).
«La questione dei vaccini differenziati in base alla regione è uno scandalo di cui forse sfugge ancora la portata», afferma a Il Fatto Quotidiano Roberta Siliquini, Epidemiologa e Docente di Igiene al Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica dell’Università di Torino, «Il vaccino rientra tra le prestazioni sanitarie essenziali che per legge dovrebbero essere garantite in eguale misura a tutti i cittadini. Il problema sta a monte, abbiamo numerosi sistemi di prenotazione differenti, tramite il medico di base, le farmacie, i portali e le liste dell’Asl. Non c’è da stupirsi se non sappiamo neppure chi sia vaccinato e chi no. Nel piano nazionale dei vaccini si intravede un cambio di passo, la previsione di una piattaforma unica nazionale che consenta di vaccinare nel giusto ordine», aggiunge la docente.
Nel Lazio, per esempio, sono state somministrate circa 820mila dosi dall’inizio della campagna vaccinale, quasi il 14% dell’intera popolazione. Oltre agli over 80 ed ai pazienti con esenzioni gravi, a cui finora sono stati destinati solo i sieri Pfizer e Moderna, si stanno vaccinando anche gli over 70. Astrazeneca, invece, è destinato principalmente alle forze dell’ordine e agli insegnanti. Il ritmo è di circa 7mila vaccinazioni al giorno, ma per recuperare le dosi saltate la settimana scorsa, si arriverà a quota 11 mila iniezioni al di’.
In Lombardia la situazione è profondamente diversa: già a gennaio la regione risultava essere tra le ultime per numero di dosi somministrate rispetto a quelle ricevute e si è ritrovata sotto la media nazionale anche per le vaccinazioni agli over 80. I disservizi sono principalmente causati dalla piattaforma gestita da Aria e dai continui cambi dei ruoli chiave nella sanità lombarda. Il piano vaccinale è stato così rivisto più volte e l’inizio delle vaccinazioni per gli over 80, annunciato inizialmente per marzo, è stato anticipato al 18 febbraio. Le vaccinazioni al personale universitario sono, invece, partite il 2 marzo con tanto di polemiche per la priorità data a loro rispetto al personale scolastico e alle persone fragili. Quando toccherà agli over 60 e 70? Per il momento ancora non si sa.