
José Mujica fu uno dei leader del gruppo guerrigliero di ispirazione marxista Tupamaros, la prima formazione che teorizzò la guerriglia urbana in contesto democratico, teoria e prassi ripresa da vari gruppi armati deglia anni ’70, fra cui le Brigate Rosse. Arrestato nel 1972, dopo essere entrato in clandestintà poco prima, riuscì a evadere per bene due volte. Ripreso, durante la dittaura diventò ostaggio dei militari che minacciarono di giustiziare lui e i suoi compagni incarcerati qualora una qualsiasi azione fosse stata portata a compimento dalla guerriglia. Nell’85, iniziò l’era della legalità democratica: il paese si liberò dalla dittaura e Mujica fu amnistiato. Dopo aver rinunciato alla lotta armata, fondò il Movimento per la Partecipazione Democratica (MPP), fra le cui fila vi erano numerosi ex-Tupamaros convertiti ai metodi e alle regole democratiche; in seguito l’Mpp confluì nella coalizione Frente Amplio, diventando la principale forza all’interno dell’alleanza. Nelle ultime elezioni del 2004 la consacrazione: José Mujica è il deputato più votato del paese e si aggiudica il dicastero dell’Agricoltura, nel governo di Tabaré Ramon Vazquez Rosa.
Con uno stile informale che rasenta la trasandatezza, la sua semplicità, il suo carisma e il suo modo diretto e spesso colorito di comunicare, José Mujica è riuscito a raccogliere un vasto consenso, soprattutto fra la popolazione più povera, in un paese afflitto dai classici mali sudamericani: crisi economica, disoccupazione e soprattutto corruzione.
Nell’America Latina dei leader con un’altra vita alle spalle, dopo Lula da Silva (amico personale di Mujica), Chavez, Morales e Lugo, anche l’Uruguay vira a sinistra e si appresta ad incrementare le fila di un movimento di natura continentale in cui è centrale il tema dell’affrancamento dalla tutela egemonica statunitense e dalla loro politica neo-coloniale.