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Un PD tutto da rifare

Il Partito Democratico si è spostato a sinistra. Verso luoghi quasi oscuri, zone incerte. Là, dove nemmeno i Ds erano riusciti ad arrivare, dove si combatte una battaglia già persa. A pochi passi dal baratro.
Lo rivela un sondaggio commissionato dal portale specializzato Analisipolitica.it e condotto da Arnaldo Ferrari Nasi.
“Nel 2008 – spiega lo stesso Ferrari Nasi su Il Foglio – gli elettori del Pd di Veltroni si collocavano a 4.0 sulla scala uno-dieci (sinistra-destra). Una posizione di centrosinistra, intermedia a quella dei due partiti l’anno precedente, ovvero 4,9 per la Margherita e 3,6 per i Ds. In quel momento l’Idv era un poco a sinistra (3,7) e Rifondazione all’estremo con 1,7”.
“Oggi – rivela – il Pd è al 3,4, al pari del ‘duro’ Di Pietro”. Il sondaggista definisce questa evoluzione dannosa e pericolosa. Semplice il motivo: a causa della nuova “collocazione” i democratici perdono voti sia a sinistra che al centro.
Per Claudio Velardi, tra i più noti consulenti politici italiani e già stratega di Massimo D’Alema, si tratta senza dubbio di un’operazione suicida: “Fino a quando il Pd inseguirà le formazioni politiche e i temi di sinistra l’elettore incerto riterrà sempre più credibile Vendola o Di Pietro”. E’ un ragionamento che infatti non fa una piega: tra la copia e l’originale, il cittadino ha ben chiaro cosa scegliere.
Il fallimento della strategia di Bersani viene comunque ampiamente certificato anche da altri dati emersi dalla ricerca di Ferrari Nasi. Uno su tutti: solo il 68% degli elettori Pd del 2008 riconfermerebbe oggi il voto. Nel giro di soli tre anni quindi, nonostante  l’obiettivo vantaggio di stare all’opposizione, le note vicende mediatiche e giudiziarie che coinvolgono premier e maggioranza e la difficilissima congiuntura economica, invece di recuperare terreno sui diretti avversari è stato perso per strada un terzo dei consensi.
Preoccupa in particolar modo pure la diaspora dei moderati. Il Partito Democratico riesce ad intercettare oggi solo il 20% dell’elettorato centrista (una volta era il 36).
La più importante forza d’opposizione sembra pertanto ferma in un vicolo cieco. Poco competitiva sulle “estreme”, oramai fuori tempo massimo per riconquistare il centro.
Basta dare un’occhiata anche all’attualità: con Mirafiori e con l’inchiesta milanese la dirigenza  ha tracciato una linea che adesso è impossibile cancellare o rimettere in discussione. Così come appare impossibile recuperare la fiducia e il gradimento di quella che una volta veniva definita la classe media. Un’Italia che non potrà mai riconoscersi nelle iniziative politiche di Bersani&Co.
Soluzioni per uscire dal pantano? Claudio Velardi, a tal proposito, ha pochi dubbi: “Serve una nuova leadership che punti tutto sulla modernizzazione del Paese e sulla lotta serrata alle vecchie posizioni di sinistra”.
Si spinge addirittura oltre Arnaldo Ferrari Nasi, che invita i democratici ad accantonare il recente passato per ripartire da zero e far nascere un nuovo soggetto politico.

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