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“Un buon compositore non imita, ruba”

Questa frase di Igor  Fëdorovič Stravinskij ha bisogno di una  attenta analisi, con molta cura per non aprire la porta del giudizio veloce e quindi dell’equivoco; Stravinskij non intendeva dire che bisogna rubare l’arte altrui, magari per questioni di profitto e in maniera pappagallesca, ma bensì ricevere l’influenza dell’artista a cui si fa riferimento, rubarne per l’appunto sapore, frammenti melodici e fare propria quell’esperienza attraverso la sensibilità artistica.
 Il plagio musicale è comunque da sempre un argomento delicato e complicato, che si incrocia addirittura con statistica e matematica pura; le note, si sa, sono sette e le sue combinazioni assolutamente non infinite, vien da se che ciò che ricorda qualcos’altro può essere frutto di una coincidenza, come sicuramente può essere frutto di plagio fine a se stesso.
Sta di fatto che ci sono artisti italiani di importanza internazionale, che hanno fatto dell’arte del rubare (nell’accezione Stravinskjiana del termine) la propria fortuna…e che fortuna… uno fra tutti il tanto bistrattato  Zucchero Fornaciari.
Sinceramente piacerebbe anche allo scrivente riuscire a copiare come fa lui, ma quello che molti ignorano è che la prima qualità di un’artista, per riuscire a rimanere sulla cresta dell’onda dei decenni e non fare la meteora, è la credibilità, ossia la capacità di riuscire ad allineare il più possibile quello che si è con  quello che si canta, se questo non avviene l’artista di turno è senz’altro destinato al fallimento, se questo avviene si ha una possibilità in più, pensate a Vasco Rossi o Ligabue o allo stesso Zucchero, questo allineamento non è acquistabile ma solo frutto di un fattore energetico privo, per fortuna, di controllo umano.
Ma allora… che succede? Zucchero copia eppure è credibile, Zucchero copia e nessuno gli dice niente, Zucchero copia e lo vogliono tutti, lavora con tutti, ed è stimato da tutti… tranne che da Mogol, ma questa è altra questione; Zucchero copia facendo proprie le cose, ha avuto influenze, le ha respirate, e ha fatto bene, anzi benissimo, i suoi 25 anni di successi mondiali ne sono la dimostrazione.
Stiamo attenti quindi ad alzare l’indice accusatorio su questioni di plagio, i frammenti melodici sono limitati come le combinazioni delle sette note, e se copiando si è credibili allora il lavoro svolto è stato ottimo perché c’è soggettività e sensibilità artistica,  non un pallottoliere per contare il denaro.
L’originalissima Arisa ha vinto Sanremo perché ha fatto proprio quel brano ed è risultata incredibilmente credibile…Stravinskij approverebbe.

 

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