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Terrorismo e jihad, attenzione alle provincia italiana

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Scritto da Super User

cremonaIl marocchino di 22 anni arrestato dalle nostre eccellenti forze dell’ordine a Cosenza mentre, da precario, sognava un futuro da foreign fighter addestrandosi sul web, ripropone ancora una volta in poco tempo la grande questione di garantire la sicurezza nazionale. Un tema che, però non riguarda soltanto intelligence o Digos, oppure magistrati, ma l’insieme della nostra società che deve mostrarsi più attenta e capace a recepire i campanelli d’allarme, facendo ciascuno la propria parte. E come hanno dimostrato casi recenti, come quelli di Merano e Cosenza, appunto, è nella provincia italiana che i terroristi, attivi o aspiranti, pensano di mimetizzarsi meglio.

La mia provincia, Cremona, è purtroppo da tempo al centro di questo genere di fenomeno, diventando di fatto lo snodo principale dell’asse kosovaro-bosniaco per il jihad tra le file del Califfato.

Motta Baluffi, piccolo comune nel cremonese, ha collezionato un record: nel 2011 con il caso del predicatore itinerante della guerra santa agli infedeli, Bilal Bosnic, ora in carcere in Bosnia per aver reclutato mujaheddin da inviare in Siria. Sempre a Motta Baluffi, il bosniaco Berisa Zenelj ha acquistato nel 2008 un casolare per la sua onlus, «Associazione Kosovara». È successivamente sparito affidando la gestione del custode del casolare, svanito poco prima della strage di Parigi. E mentre l’associazione kosovara si riunisce ancora presso i casolare ora promuove anche nuove iniziative. Ma è la stessa associazione frequentata da Resim Kastrati, il kosovaro di 22 anni espulso dal nostro Paese dopo aver esultato sui social network per la strage di Charlie Hebdo e poi avvistato in Germania in compagnia di un pakistano arrestato a suo tempo dai Ros di Brescia.

A ciò si aggiunga il mullah Krekar, fondatore del gruppo terroristico Ansar al-Islam, di cui facevano parti alcuni attivisti residenti nel Cremonese coinvolti in inchieste agli inizi del Duemila, è stato arrestato nelle scorse ore in Norvegia in una maxi-operazione dei carabinieri del Ros. In totale 17 gli arrestati in varie parti d’Europa, fra i quali quattro persone che vivevano a Merano, due a Bolzano e una nei pressi di Bolzano. Secondo l’indagine dell’Arma si progettavano possibili attentati in Medio Oriente e in Nord Europa. Sempre stando all’indagine dei Ros, il Mullah Krekar comandava anche durante detenzioni carcerarie.

A Cremona è venuto a predicare anche l’imam radicale arrestato l’anno scorso in Kosovo, Mazllam Mazzlami.

Si tratta, insomma, di un territorio che merita tutta l’attenzione della politica e delle istituzioni. Dobbiamo senz’altro interrogarci se esista un corretto meccanismo d’integrazione nel nostro Paese ma anche se gli enti locali cremonesi stiano agendo di concerto o meno con le forze dell’ordine, penso ad esempio a un accorto ricorso ai servizi sociali, per evitare che continuiamo ad alimentare una polveriera nel cuore del nord Italia e dell’Europa, a poche ore di strada da alcuni tra i più importanti centri italiani: Milano, Genova, Bologna, Verona, solo per citarne alcuni.

 

Di Massimiliano Salini, Europarlamentare FI – PPE (La Provincia di Cremona del 30-01-2016)

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