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Storica svolta nella regolazione delle acque internazionali

Scritto da vocealta

Dopo quasi 20 anni di negoziazioni e 38 ore in cui i delegati delle nazioni di tutto il mondo si sono riuniti nella sede centrale dell’ONU a New York, finalmente è stato raggiunto un verdetto riguardo il famoso “High Seas Treaty”, le quali trattative diplomatiche andavano avanti dal 2004.

Le acque internazionali, che occupano circa 2/3 dell’intero pianeta, sono in costante rischio di contaminazione, sfruttamento, pesca eccessiva dovuti al cambiamento climatico e dalla mancanza di un sistema legale internazionale che ne possa regolare l’uso.

In questo contesto, considerando anche il fondamentale ruolo che questo territorio ha nella regolazione del clima e della vita del pianeta, il “High Seas Treaty” si inserisce proprio per colmare questo vuoto giurisdizionale e per fornire una base legale che protegga le acque internazionali.

Per questo, dopo aver riconosciuto le acque internazionali come bene comune all’intera specie umana, è stato concepito proprio per proteggere queste acque con il fine di portare benefici non solo alle persone ma anche alle specie animali autoctone.

Così, sin dall’inizio, prevedeva la determinazione e circoscrizione di diverse aree marine protette dove si potessero regolare le attività nazionali – come la pesca, la navigazione, e il bioprospecting – e proteggere la biodiversità marina e il suo ecosistema attraverso un’analisi dell’impatto ambientale che queste attività avrebbero recato.

Nonostante le sue lunghe negoziazioni, dovute ai rischi imposti sulla sovranità nazionale e sugli interessi economici di vari paesi, avessero fatto pensare all’impossibilità di raggiungere un accordo, Sabato 4 Marzo 2023 ha segnato la storia nella legislatura internazionale.

Il raggiungimento di questo accordo prevede che il precedente 1,2% delle acque internazionali dichiarato area protetta, si trasformi nel 30% del totale entro il 2030, così da limitare il 10% di specie marine a rischio di estinzione e di controllare tutte le attività governative e commerciali svolte in loco.

Tutte le nazioni coinvolte dovranno necessariamente rincontrarsi per discutere dell’adozione e dell’implementazione formale di questo trattato, ma tutti i paesi si sono impegnati a sottoporre “tutte le future attività svolte nelle acque internazionali a strette misure ambientali così che esse possano essere portate avanti in modo sostenibile e responsabile”, come dichiarato dall’Autorità Internazionali per i Fondali Marini.

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