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Sgangherata e solidale. La “famiglia” di Verdone non è mica da buttare

Sembrerà paradossale, ma è proprio un inno alla famiglia l’ultimo lavoro di Carlo Verdone.
In “Io, loro e Lara”, l’artista romano non nasconde certo le sue contraddizioni e scomode verità. Non ci risparmia nemmeno la deriva individualista e materialista del terzo millennio, l’incapacità di ascoltare il prossimo, le difficoltà relazionali, la solitudine di uomini che hanno paura di vivere un’esistenza fallimentare e si aggrappano al patrimonio di un arzillo ed eccentrico padre per sperare nell’occasione di riscatto. Non mancano poi, come da tradizione, il cinismo e la malinconia. Ingredienti chiave della commedia verdoniana.
Ma il suo sapore è meno amaro del solito, sicuramente al di sotto delle aspettative. Perché quella famiglia, sgangherata e protagonista di mille disavventure, resta in fondo un punto di riferimento per tutti. L’unica via di salvezza. Uno spiraglio di luce nel cielo plumbeo di una vita fatta di sbagli e angosce.
Non mancano – questa è in parte una novità – nemmeno le smorfie, le situazioni esilaranti e sprazzi di pura comicità che alleggeriscono film e storia e ci riportano al Carlo degli esordi.
Questa è l’ultima strada artistica intrapresa dal noto regista di Viaggi di Nozze: l’approfondimento delle vicende umane si avvale di un umorismo autentico, fisico, diretto. Meno complesso e sofisticato di altri simili esperimenti riusciti solo a metà.  Superficialità e critica sociale,  per la prima volta,  si mescolano in un giusto equilibrio. Dando vita a un risultato dignitoso. Così, mentre le  tipiche facce del protagonista provocano ilarità e sonore risate, le peripezie di casa Mascolo invitano a riflettere sui disastri e le miserie dei nostri tempi.
Ma, per fortuna, non c’è supponenza. Verdone ci risparmia lezioncine e predicozzi. Anzi, sotto sotto ci ricorda che non è poi tutta da buttare questa Italia postmoderna.

 

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