Salute

Equipe medica e responsabilità, la sentenza della Cassazione e il parere della Società italiana di Chirurgia

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In un’équipe medica ognuno ha le sue colpe. E per questo la responsabilità penale di ciascun componente dell’équipe non può essere affermata in base all’accertamento di un errore diagnostico genericamente attribuito alla équipe nel suo complesso, ma va legata alla valutazione delle mansioni di ciascun componente e va verificato l’operato di ogni singolo membro. Occorre cioè accertare se e a quali condizioni ciascuno dei componenti dell’equipe, oltre a essere tenuto per la propria parte al rispetto delle regole di cautela delle sue specifiche mansioni, debba essere tenuto anche a farsi carico delle mancanze dell’altro componente dell’equipe o possa viceversa fare affidamento sulla corretta esecuzione dei compiti di altri. A stabilirlo è la Corte di Cassazione, sezione quarta penale, con la sentenza 27314/2017 sul ricorso di un chirurgo, condannato per il delitto di omicidio colposo nell’ambito di un intervento nel quale aveva collaborato con altri specialisti.
Sul caso abbiamo intervistato un calibro da novanta della chirurgia italiana, il professor Alberto Zaccaroni, direttore dell'Unità Operativa di Chirurgia Endocrina dell'Ausl di Forlì e componente del direttivo nazionale della Società Italiana di Chirurgia, presieduta dal prof. Marco Montorsi: «Credo che ogni situazione vada valutata singolarmente: va verificata l'expertise di ogni singolo componente. Il secondo operatore o il terzo operatore potrebbero non avere le competenze per valutare cosa sta facendo il primo operatore (es. chirurgo generale che aiuta un vascolare o un urologo): lavorare in una equipe omogenea dà più garanzie a tutti. Credo – ha proseguito il professor Zaccaroni – che la Cassazione abbia ben interpretato il caso specifico in cui l'aiuto (da quello che si capisce il terzo operatore) non aveva le competenze e non era in grado di valutare il lavoro del primo».

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