Salute

Eutanasia e suicidio assistito, cosa prevede la legge italiana?

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Dopo il recente caso di Dj Fabo che ha animato la discussione etico-politica delle scorse settimane, oggi Davide Trentini, 53 anni, malato di sclerosi multipla dal 1993, è morto alle 9 in Svizzera, dopo che ieri era stato accompagnato oltre il confine da Mina Welby per ottenere il suicidio assistito.

Sono questi due casi drammatici che inducono alla riflessione sul tema dell'Eutanasia. La cosiddetta 'dolce morte' comprende, tecnicamente, tutti gli interventi medici, attivi o passivi, volti ad interrompere la sofferenza di una persona malata terminale, previo suo inequivocabile consenso. Ma la legge fa distinzione tra interventi attivi (somministrare un farmaco letale) e passivi: il caso di Dj Fabo e di Davide Trentini è totalmente diverso dall'interruzione volontaria delle cure, della respirazione forzata, di nutrizione e idratazione forzate, che riguardano tra gli altri i casi Welby ed Englaro. In queste ultime vicende, e' appunto lo stop alle terapie che tengono in vita il paziente a determinarne la morte, e questo, seppure tra mille polemiche e decine di sentenze dei tribunali, in Italia è consentito.

L'Eutanasia, invece, viene giuridicamente considerata un intervento attivo, senza il quale il paziente, seppure in condizioni drammatiche, sopravviverebbe. E questo attualmente in Italia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall'articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall'articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale.

Al contrario, la sospensione delle cure – intesa come Eutanasia passiva – costituisce un diritto inviolabile in base all'articolo 32 della Costituzione in base al quale: "Nessuno puo' essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non puo' in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".

Il dibattito bioetico si impernia in questi casi, ad esempio, sul dubbio se definire o no terapie alimentazione e idratazione forzate (è il caso di Eluana Englaro), proprio perchè se così fosse, la legge riconosce il diritto di rifiutare le terapie. Idem per la respirazione artificiale (caso Welby).

Grazie alla campagna "Eutanasia Legale" promossa dall'Associazione Luca Coscioni, il 3 marzo 2016, per la prima volta nella storia del Parlamento italiano, è iniziato il dibattito sulle "Norme in materia di Eutanasia". Incardinato nelle commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera, è rimasto però fermo per mesi. Affinchè riprenda la discussione, l'Associazione Luca Coscioni ha agevolato la creazione di un intergruppo parlamentare. Al momento, riferisce l'associazione, sono 241 (25% del totale) i parlamentari favorevoli a una legge sul fine vita: 180 deputati (29%) e 61 senatori (19%).

Nel marzo 2015 Marco Cappato, Mina Welby e Gustavo Fraticelli hanno iniziato una disobbedienza civile fornendo informazioni e dando supporto logistico alle persone malate terminali che vogliono rivolgersi alle associazioni svizzere. Da quel momento, si legge sul sito dell'associazione, sono state aiutate 230 persone presentatesi in forma non anonima.

La legge sulle dat, le dichiarazioni anticipate di trattamento, regolamenterebbe, qualora fosse approvata, la possibilità di lasciare per iscritto (il cosiddetto 'testamento biologico') le proprie volontà da rispettare in caso di incoscienza, per evitare il tragico e doloroso dibattito che si infuocò al capezzale di Eluana, per molti anni bloccata in un limbo di non-vita da trattamenti che lei non ha mai scelto e che era impossibilitata a rifiutare.

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