Ambiente

Sacchetti bio: la lunga battaglia della grande distribuzione

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Uno dei temi più chiaccherati dell’ultimo anno è sicuramente quello dei sacchetti di plastica biodegradabili a pagamento nei reparti ortofrutticoli dei nostri supermercati. Il Consiglio di Stato si è espresso favorevolmente sulla possibilità, per gli acquirenti, di utilizzare sacchetti di loro proprietà, anche in carta, purché siano nuovi e idonei a contenere alimenti. Una delle voci più importanti fra quelle levatesi è, senza dubbio, quella della grande distribuzione. 

Del resto i primi a essere toccati da questa rivoluzione sono proprio i rivenditori, responsabili del controllo all’interno dei loro locali. Il primo commento autorevole sulla questione è quello di Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, che interrogato dall’Ansa spiega: «Il fatto che si possano portare da casa sacchetti nuovi per la spesa di frutta e verdura è pura teoria. Il consumatore per essere in regola dovrà trovare esattamente quelli che si usano nei punti vendita, dello stesso peso, biodegradabili e biocompostabili». 

Commentano ancora da Federdistribuzione, stavolta a Adnkronos: «Avere questo tipo di responsabilità vuol dire mettere in atto una serie di specifiche procedure da far seguire al cliente che potrebbero allungare i tempi di attesa con un implicito peggioramento del servizio. Bisogna mettere a disposizione personale formato, perché all’interno dei supermercati le bilance sono predisposte sul peso del sacchetto in vendita nel supermercato». La nuova necessità sarebbe quindi quella di tarare di volta in volta la bilancia sul peso del sacchetto che il cliente ha portato con sé. 

Anche Coop giudica il parere del Consiglio di Stato «di difficile attuazione nella gestione operativa dei punti di vendita, ma soprattutto per l’impossibilità di verificarne l’idoneità rispetto alle leggi vigenti». È sempre Coop poi a proporre una soluzione alla questione: « autorizzare le aziende a fornire gratuitamente sacchetti ultraleggeri compostabili per i consumatori». Difficile tuttavia che si pervenga a questa risoluzione, dal momento che il pagamento del sacchetto trovava la sua ratio nella necessità di sensibilizzare i cittadini sul consumo della plastica.

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