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Romania: celebrati i cinque anni nell’ Ue, fra speranza e delusione

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Scritto da vocealta

bandiera_romania«Quando ho firmato il trattato di adesione nel 2005, in Lussemburgo, mi ricordo che ero commosso, sia io che il premier d’allora Calin Popescu Tariceanu. Ora la situazione cambiata, e insieme ad altri stati, ormai 28 con l’ingresso della Croazia, stiamo progettando il futuro dell’Unione europea». Così ha ricordato il capo dello Stato romeno, Traian Basescu, il momento che ha sancito l’ingresso di Bucarest nell’Ue e il ritorno del paese, dopo quasi mezzo secolo di dittatura, nella grande famiglia democratica europea. «Dobbiamo ammettere che le nazioni non hanno tutte la stessa idea di futuro. Quello che conta per che tutti cerchiamo di armonizzare le nostre visioni: il compromesso la chiave del funzionamento dell’Unione», ha spiegato Basescu in un seminario organizzato in occasione del quinto anniversario dell’ingresso di Bucarest. Il percorso europeo della Romania, secondo il presidente Basescu, ha superato molte crisi a causa «dell’incoscienza dei politici» che non poche volte sono passati per «non europei» agli occhi delle cancellerie occidentali. «È sempre stato difficile spiegare che in Romania non ci sono politici anti-europei. Credetemi, questo stato uno dei grandi problemi di questi cinque anni: l’incoscienza dei politici che si subito trasformata in mancanza di credibilità per tutta la nazione», ha detto Basescu davanti agli alti funzionari, ambasciatori e studiosi che si erano radunati per l’evento nell’aula della Biblioteca centrale dell’università di Bucarest. «Negli ultimi due anni, grazie alla nostra coerenza, abbiamo riconquistato credibilità», ha detto Basescu accennando alle dure misure di austerità attuate nel 2010, che hanno mantenuto sotto controllo il deficit di bilancio e l’indebitamento pubblico, rendendo Bucarest fra i paesi economicamente pi stabili della regione. In questo senso il presidente si è detto «preoccupato» per «l’ascesa al potere nei governi di alcuni stati dell’Ue di partiti antieuropei», come nel caso dei Paesi Bassi. Anche in questa occasione il presidente ha definito un abuso la decisione del governo dell’Aia di bloccare l’ingresso della Romania nello spazio Schengen, nonostante tutti i requisiti previsti nel Trattato dell’Unione europea fossero stati raggiunti. «I trattamenti discriminatori sono un grosso rischio per l’Ue», ha continuato Basescu, secondo cui tali atteggiamenti fanno diventare la Romania sospettosa che anche altri stati possano avere comportamenti simili. Il presidente tornato anche su uno dei suoi temi preferiti, ovvero la necessità della creazione degli Stati Uniti d’Europa. «Prima o poi ciascun paese membro dovrà mettere da parte la sua sovranità e consegnarla all’Unione, per avere un’Europa capace di rimanere in competizione con gli altri grandi attori globali come Usa o Cina», ha sottolineato Basescu. Il capo dello stato ha infine sottolineato che per tornare sul «ponte di comando» del mondo e riposizionarsi come leader economico, l’Europa ha una sola e unica soluzione: maggiore integrazione fra gli stati che la compongono, soprattutto nel contesto del post-crisi, quando, secondo Basescu, il capitalismo «non sarà mai più lo stesso». Per il premier romeno Boc, presente all’evento, la chiave del futuro in quei pochi ma forti vantaggi che la Romania può portare all’interno dell’Unione europea. «La Romania potrebbe eccellere in agricoltura, turismo o energia, ma anche con la creatività. La creatività l’asso nella manica dei romeni. La Romania ha possibilità – ha continuato Boc – di entrare in una nuova fase di sviluppo, ancora più dinamico e creativo. Ha il vantaggio della risorsa umana, e questo potenziale ci piazza fra i paesi più ricchi dal punto di vista dell’ingegnosità e della creatività», ha detto il primo ministro. Secondo Boc, già due dipendenti su dieci lavorano in Romania nel settore delle industrie creative, che rappresentano l’ottava parte delle esportazioni romene. «Con una strategia coerente possiamo veramente eccellere nel settore delle industrie creative», ha spiegato Boc. I cinque anni passati dall’ingresso di Bucarest nell’Ue non sono stati solo rose e fiori. Tuttora infatti, come osservato sia dal premier che dal presidente, alcuni diritti fondamentali dell’Unione europea vengono ancora negati ai cittadini romeni. In primo luogo la fallita adesione allo spazio di libera circolazione, e poi i dieci stati dell’Unione europea che tuttora mantengono restrizioni per l’accesso ai loro mercati di lavoro per i cittadini romeni. Un altro lato negativo l’incapacità di Bucarest di assorbire e usare in modo efficiente le enormi risorse finanziarie, non rimborsabili, messe a disposizione dalla Commissione europea per il periodo 2007-2013. La Romania riuscita infatti ad assorbire solo il 18,5 per cento dei 35,4 miliardi di euro stanziati dalla Commissione. A questo si aggiunge la continua riduzione degli investimenti diretti stranieri, che alla fine dell’anno scorso rappresentavano meno della metà del livello del 2008. Ci sono poi questioni che danneggiano l’immagine del paese e dei romeni in generale, questioni che le autorità non sono riuscite a cancellare ma che hanno finito per amplificarsi, come la corruzione, le questioni relative alla comunità rom e la pessima immagine del settore giuridico, ancora sotto la sorveglianza della Commissione europea attraverso il Meccanismo di cooperazione e verifica. Solo pochi giorni fa nella capitale ed in altre decine di città, migliaia di persone sono scese in strada per protestare contro le condizioni di vita, la classe politica, l’indebolimento della democrazia e l’accusa al presidente Basescu di aver instaurato una “dittatura”. Inoltre, proprio nel parlamento europeo, a Bruxelles, i leader dell’opposizione romena sono andati a denunciare, davanti ai deputati europei, l’attuale situazione politica del paese, e il pericolo in cui si trova la democrazia stessa in Romania, a soli cinque anni dal suo ingresso nell’Unione europea.

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