Ieri, 25 novembre, la Camera ha dato il via libera alla riforma del processo civile, a Montecitorio, il testo è stato approvato con 364 voti a favore, 32 contrari e 7 astenuti. In realtà, il Parlamento ha approvato una legge delega, quindi ora la palla passa al Governo che ha un anno di tempo per emanare i decreti attuativi. Un passaggio decisivo, anche per le scelte di dettaglio e per i molti termini processuali che la legge delega rimanda al decreto legislativo del Governo.
L’Europa ha chiesto al governo italiano un programma di riforma della giustizia per garantire i fondi del Pnrr, non solo i 2,3 miliardi di euro destinati al comparto della giustizia, bensì per l’intero piano di Rinascita e resilienza. La riforma, dunque, è una delle priorità richieste da Bruxelles.
Il ministro della Giustizia Marta Cartabia definisce questa riforma «un momento importante, reso possibile grazie al senso di responsabilità che ha prevalso sui mugugni, sulle divergenze, sulle tante ragioni per cui i nostri grandi progetti avrebbero potuto arenarsi».
Una riforma stilata in 23 emendamenti con l’obiettivo di semplificare i procedimenti. Il ministero stima che la riforma porterà a un taglio medio del 40% della durata dei processi civili, entro il 2026. Meno riti e più spazio alla mediazione e alla negoziazione assistita, ma soprattutto nuove garanzie per le donne e per i minori vittime di soprusi e violenze, per le quali si aprono le porte del nuovo Tribunale della famiglia nel quale si concentreranno tutte le questioni, dai divorzi, alle violenze, all’affidamento dei figli. Questi i temi principali del progetto Cartabia.
Per quanto riguarda il processo civile verranno semplificate le procedure e ridotto il numero di udienze, la causa dovrà giungere in prima udienza già definita, anche la fase della decisione verrà resa meno complessa. Maggiore spazio alle innovazioni telematiche come le udienze a trattazione scritta e quelle da remoto. Tra le novità del processo di primo grado anche l’ordinanza immediata di accoglimento o di rigetto. Riti semplificati, anche in Appello. Tra le principali novità anche la possibilità del “rinvio pregiudiziale in Cassazione“, ma sarà il primo presidente della Cassazione a decidere sulla richiesta.
Processo del lavoro, viene abolito il doppio binario creato dalla legge Fornero. Ci sarà un unico procedimento per i licenziamenti, con una corsia preferenziale nei casi di richiesta di reintegro nel posto del lavoro. L’obiettivo è quello di far sì che aziende e lavoratori restino il minor tempo possibile nel limbo dell’incertezza. Una corsia preferenziale smaltirà anche le domande risarcitorie. Semplificato anche il rito sulla tutela del credito.
Un altro pilastro della riforma sono i riti alternativi, delle controversie al di fuori delle aule di giustizia: mediazione civile, negoziazione assistita, arbitrato. La riforma offre incentivi anche fiscali per il ricorso alla risoluzione stragiudiziale come, per esempio, forme di credito di imposta, cioè la detrazione dalle tasse delle spese legali. Per la mediazione e la negoziazione assistita è previsto anche il gratuito patrocinio a spese dello Stato. Si estende inoltre la negoziazione assistita alle controversie di lavoro e a quelle sull’affidamento e il mantenimento dei figli nati fuori del matrimonio, fissando anche l’assegno divorzile in un’unica soluzione.
La riforma prevede anche una nuova istituzione: il Tribunale della famiglia, con una sede distrettuale articolata in altre sedi circondariali nelle province, raggrupperà in una sola struttura civile e penale i compiti in merito a famiglia e minori oggi distribuiti in più uffici. La riforma processuale non intende incidere sul diritto sostanziale di famiglia, ma incrementarne le garanzie nei relativi giudizi. Sarà possibile ottenere tutele e interventi più rapidi anche per le vittime di violenze.
La riforma si propone di mettere la parola fine allo stallo delle controversie che attualmente può durare molti anni, in favore della possibilità di raggiungere rapide soluzioni tra le parti in contesa.