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Questa sentenza non l’accettiamo

Incredibile, ma purtroppo vero. La Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo stabilisce, con sentenza resa nota il 3 novembre 2009, che i crocefissi all’interno delle scuole rappresentano “una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e una violazione alla libertà di religione”, e per tal motivo essi vanno rimossi.
A questi difensori di tale visione della libertà religiosa mi preme far osservare che esistono determinati simboli, come ad esempio il crocefisso, che vanno oltre il loro originario ed esclusivo significato di natura confessionale. Essi, infatti, si sono attestati all’interno di talune società, attraverso la loro presenza nelle tradizioni storiche e nel patrimonio culturale del Paese, come simboli capaci, al tempo stesso, di rispettare la sensibilità religiosa di ciascuno e di richiamare alla memoria valori secolari comuni. Dunque, essi, in quanto riescono a tradurre e ad esprimere quei valori civili in cui la comunità si immedesima, posseggono quella piena legittimità per essere riconosciuti sia nell’ambito della sfera pubblica che nei  principi dello Stato laico. «In un luogo di culto il crocifisso è propriamente ed esclusivamente un “simbolo religioso”, in quanto mira a sollecitare l’adesione riverente verso il fondatore della religione cristiana. In una sede non religiosa, come la scuola, destinata all’educazione dei giovani, il crocifisso potrà ancora rivestire per i credenti i su accennati valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata ed assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica immediatamente percepibile ed intuibile (al pari di ogni simbolo) valori civilmente rilevanti, e segnatamente quei valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile. In tal senso il crocifisso potrà svolgere, anche in un orizzonte “laico”, diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni» (Consiglio di Stato italiano 556/2006, depositata in data 13.01.2006).
Negli Stati Uniti, poi, per esprimere sinteticamente quanto detto sopra, si utilizzerebbe l’espressione “cerimonial deism”, proprio per indicare la presenza nella vita pubblica di riferimenti divenuti nel corso del tempo così tradizionali tanto da identificarsi con la ragione stessa di esistere di un Popolo. Si pensi, in tal senso, all’uso della Sacra Bibbia che si fa negli Stati Uniti; essa, difatti, viene utilizzata in cerimonie pubbliche e costituzionali in quanto simbolo interconfessionale di valori unitariamente condivisi da una intera Comunità e da un’intera Nazione.
Il crocefisso nella storia d’Europa riflette l’identità storico-culturale dei suoi Popoli, pertanto, voler rimuovere questo simbolo dalle scuole o da altre sedi istituzionali significa, in ultima analisi, voler cancellare un mondo così come è stato concepito e sentimentalmente percepito fino ad oggi, per favorire, invece, un laicismo militante e fondamentalista che non ha nulla a che vedere con la libertà di religione.

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