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Primaria Utopia

Tic tac, tic tac. Non è un orologio comune, ma quello delle regionali, che da giorni affligge il Pd e i suoi satelliti (Idv e Rifondazione). I problemi si chiamano Calabria, Umbria, Lazio, Veneto e Puglia. Queste Regioni, che ancora non hanno un candidato certo, sono in balia di un quesito che non trova risposta nel quartier generale di Bersani: Primarie si o primarie no? Ieri il segretario ha anticipato che “dove la destra è già in campo dobbiamo privilegiare l’immediatezza e l’efficacia della proposta”. Purtroppo non la pensano così i quartieri regionali del Pd. Infatti la Calabria ha già deciso che il 17 gennaio dalle 7 alle 21 si voterà per scegliere il candidato del Pd tra il presidente della Regione (uscente) Agazio Loiero, il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Bova e il consigliere regionale, Bruno Censore, tutti e tre dell’area che ha votato Bersani alle primarie dell’ottobre 2009. Quindi, la Calabria dice sì alle primarie e va contro Bersani, nonostante un candidato già certo per il centrodestra (Scopelliti).
Problemi anche in Umbria, dove Maria Rita Lorenzetti, governatore uscente anche lei, vorrebbe una deroga per candidarsi, nonostante sia già al terzo mandato. A minare il campo della governatrice aficionada c’è Mauro Agostani (area Veltroni e Franceschini) parlamentare umbro e pro-primarie. Bersani però sembra non volere lasciare la poltrona e lancia sul banco il nome di Marina Sereni, parlamentare umbra vicinissima al leader del Pd. Arriviamo al Lazio. La Bonino è la favorita e il Pd di Bersani snobba anche in questo caso Franceschini, sorretto dalla Bindy, e tira fuori ancora una volta la scusa dell’urgenza. Nonostante l’Idv sia contraria insieme all’ala cattolica del Pd, Luigi continua a fissare appuntamenti con i radicali e ad allontanare l’idea delle primarie. In questo caso però il teorema Bersani è pienamente valido: il Lazio ha un candidato di centrodestra (Polverini) e le primarie sono escluse.
Ci mancava anche il Veneto. A indisporre la ricca regione questa volta è l’Udc: stanchi di aspettare la conclusione di accordi tra i vertici nazionali, alcuni Pd locali si sono autoconvocati per lanciare la candidatura di Laura Puppato (sindaco di Montebelluna).
A concludere il tragico quadro arriva la Puglia: un tempo laboratorio per la rinascita della sinistra, oggi regione di guerre tra feudi. Il candidato ormai ufficioso del Pd Francesco Boccia, trema al solo pensiero di primarie, in ricordo dell’ormai lontano 16 gennaio del 2005 quando si candidò alle elezioni primarie dell’Unione per decidere chi sarebbe stato il candidato presidente della Puglia: ottenne 38.894 voti (49,2%), ma venne sconfitto di misura da Nichi Vendola. Per non incontrare di nuovo il fantasma. Boccia e Bersani stanno correndo ai ripari. Per evitare le primarie serve una maggioranza di 76 delegati su 126. Troppi, visto che anche i fidati di Emiliano rivendicano una scelta democratica del candidato, un voltabandiera avvenuto dopo il siluro lanciato da Bersani contro la candidatura d’Emiliano alla Regione. Come aggravante c’è l’orologio dell’Udc che corre veloce contro le primarie e una Regione Campania che per il Pd è fuori dal controllo dei vertici e gioca solo lo schema Bassolino.
A questo punto, dove sono le primarie? Aleggiano in uno stato di limbo come sintomo di una maggioranza di sinistra che continua a dimostrarsi divisa tra comunisti sbiaditi, riformisti pudichi ed ex democristiani. La sinistra prima si veste di strumenti intelligenti (quale le primarie) e poi si dimostra volutamente incapace ad utilizzarli: ennesimo sintomo di una classe di partito fatta di tanti segretari e pochi dirigenti.
Intanto il tempo corre, l’orologio gira, l’Idv fa un rumore silenzioso e il Pd è in affanno. Niente di nuovo.

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