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Il giorno della fiducia al governo Conte: il discorso del premier al Senato

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È il giorno della fiducia per il governo di Giuseppe Conte, che questa mattina si è recato a Palazzo Madama per pronunciare il suo primo discorso al Senato e chiedere dunque la fiducia sul programma dell’esecutivo. Alla sua destra Luigi Di Maio, alla sua sinistra Matteo Salvini, sotto di lui Paolo Savona, Giancarlo Giorgetti e Riccardo Fraccaro: scortato dal gruppo trainante di quello che si autodefinisce il «governo del cambiamento», il presidente del Consiglio ha scandito proprio questa parola – «cambiamento» – più e più volte, ricevendo oltre 50 applausi dai parlamentari di maggioranza in un discorso durato 71 minuti, uno dei più lunghi della storia della Repubblica.

L’apertura è nel solco dei saluti istituzionali al presidente della Repubblica, definito da Conte «espressione dell’unità nazionale», e alle camere, portatrici di una «nobile tradizione» che però, secondo il premier, si è rotta perché ha smesso di dare ai cittadini le risposte che chiedevano. «Ci apriamo al vento nuovo che soffia da tempo nel Paese» ha detto il capo del governo, dopo un passaggio in cui dichiarava decadute le ideologie forti, a favore di un sistema che vede «leggi che vanno a vantaggio o a svantaggio dei cittadini».

«Il cambiamento – spiega Conte – sarà anche nei contenuti». Il premier promette che la prima preoccupazione del governo saranno i diritti sociali, «progressivamente smantellati» dai governi precedenti. I provvedimenti in tal senso saranno quelli del salario minimo orario, del reddito di cittadinanza, della pensione «dignitosa», di tasse «eque», nel segno della riduzione del debito pubblico «con la crescita della nostra ricchezza, non con le misure di austerità che negli ultimi anni hanno contribuito a farlo lievitare. 

Per quanto riguarda il comparto giustizia, il governo gialloverde varerà norme al fine di rendere la giustizia «rapida ed efficiente e dalla parte dei cittadini», introducendo la class action, l’equo indennizzo per le vittime di reati violenti e il potenziamento della legittima difesa. Linea dura anche sull’immigrazione, con il premier che urla un forte «stop al business dell’immigrazione, cresciuto a dismisura sotto il mantello di una finta solidarietà». La corruzione sarà un altro dei principali campi operativi dell’esecutivo entrante e verrà combattuta con il «daspo ai corrotti e con l’introduzione dell’agente sotto copertura». Inoltre, mezzi per la sicurezza saranno potenziati i mezzi per la sicurezza delle città. 

Un pensiero, nel persistente segno del «cambiamento», va anche ai disabili, «spesso abbandonati a se stessi». Sulla sanità invece, Conte dichiara di voler «rescindere il legame tra politica e sanità, per rendere quest’ultima finalmente efficiente su tutto il territorio nazionale». Guardando al futuro, il premier afferma di voler conciliare le nuove tecnologie con il benessere dei cittadini, con una attenzione particolare alle nuove forme di «marginalizzazione e sfruttamento» provocati dall’innovazione. 

Chiaro il capitolo sulla politica estera, in cui viene ribadita la ferma volontà di rimanere nell’Unione Europea, definita dal presidente del Consiglio la «nostra casa comune». L’economia italiana crescerà in un «quadro di stabilità finanziaria e fiducia dei mercati» perché «il debito pubblico italiano è pienamente sostenibile». «Quale Paese fondatore – dice perentoriamente Conte – abbiamo il pieno titolo di rivendicare un’Europa più forte e anche più equa, nella quale l’Unione economica e monetaria sia orientata a tutelare i bisogni dei cittadini». 

E ancora sulla politica estera, vengono ribadite le posizioni tradizionali dell’italia all’interno della Nato, con «gli Usa come alleato privilegiato». Ma non manca un riferimento e un’apertura anche nei confronti della Russia di Putin, «che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche». «Ci faremo promotori – spiega ancora Conte – di una revisione del sistema delle sanzioni». 

C’è anche un pieno riferimento a quelli che è uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle, la lotta agli sprechi della politica. «Questo governo intende agire con risolutezza» dice Conte, annunciando il taglio delle pensioni e dei vitalizi dei parlamentari, dei consiglieri regionali e dei dipendenti degli organi costituzionali, «introducendo anche per essi il sistema previdenziale dei normali pensionati». Taglio anche alle pensioni d’oro: «interverremo sugli assegni superiori ai 5000 euro netti mensili nella parte non coperta dai contributi versati».

Ancora sulla giustizia Conte non ha dubbi, «aumenteremo il numero di istituti penitenziari», «riformeremo anche la prescrizione, che deve essere restituita alla sua funzione originaria». Lotta anche al conflitto d’interessi, «un tarlo che mina il nostro sistema economico-sociale fin nelle sue radici». Il governo rafforzerà la normativa attuale «in modo da estendere le ipotesi di conflitto fino a ricomprendervi qualsiasi utilità, anche indiretta, che l’agente possa ricavare dalla propria posizione o dalla propria iniziativa».  

La lotta contro l’illegalità vedrà il governo impegnato anche nella lotta contro la criminalità organizzata, con gli agenti sotto copertura potenziati e con l’introduzione della tutela dei cosiddetti whistleblower. «Contrasteremo con ogni mezzo le mafie – ha detto Conte – aggredendo le loro finanze, le loro economie e colpendo le reti di relazioni che consentono alle organizzazioni criminali di rendersi pervasive nell'ambito del tessuto socio-economico». 

Le misure per contrastare la povertà e la crisi saranno quelle del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza, puntando al reinserimento nel lavoro dei soggetti disoccupati. Verranno riformati i centri del lavoro e gradualmente verranno erogati i fondi per le misure assistenziali. Il governo Conte lavorerà nell’ottica della rivalutazione dell’articolo 1 della Costituzione, che fonda la nostra Repubblica sul lavoro. 

In chiusura il premier ricorda Sacko Soumayla, il ragazzo ucciso negli scorsi giorni con un colpo di fucile. «A lui e ai suoi familiari va il nostro commosso pensiero – dice Conte – Ma questo non basta. La politica deve farsi carico del dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità, che costituiscono la stella polare di questo programma di governo». Le parole del presidente del Consiglio portano tutti i senatori ad alzarsi in piedi per un lungo e commosso applauso. «Non siamo e non saremo mai razzisti» sottolinea infatti Conte, delineando l’attuazione delle politiche migratorie previste dal «contratto di governo», quindi più centri per il riconoscimento e rimpatrio per chi non ha diritto di asilo

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