L'Italia «perde colpi ipotecando il 2019». Lo afferma il Centro studi della Confindustria nella sua Congiuntura flash. «I dati negativi in Italia nella seconda metà del 2018 – scrive – aritmeticamente, contano molto nel calcolare la crescita annua del Pil nel 2019: il trascinamento è -0,2%. La dinamica a inizio 2019 sarà debole. Il PMI manifatturiero a gennaio cade molto sotto soglia 50, nei servizi è poco sopra, la produzione è stimata quasi piatta. Anche se il Pil risalisse dal 2 trimestre – avverte – è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero».Csc sottolinea ancora che prosegue la debolezza degli scambi mondiali e che il recupero della produzione industriale italiana è stato troppo esiguo a dicembre, dopo il tonfo di novembre, registrando nel 4 trimestre 2018 una flessione dello 0,5%. Anche se si registrasse un aumento del Pil dal 2 trimestre, «è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero». «Le vendite all'estero sono diminuite dello 0,4% in novembre, quelle extra-UE del 5,6% in dicembre; la variazione nel 4 trimestre è positiva solo grazie al rimbalzo di ottobre. L'export è stato frenato specie dal calo verso Turchia, Russia, Cina, Giappone, OPEC, Mercosur. Sono stagnanti le prospettive a inizio 2019, secondo gli indicatori qualitativi sugli ordini manifatturieri esteri. Pesa la frenata della produzione tedesca, che attiva la domanda di semilavorati italiani. La fiducia delle imprese – prosegue il Csc – è in calo anche a gennaio, la produzione di beni strumentali scende (-1,3% acquisito nel 4 trimestre), peggiorano le valutazioni delle imprese sulle condizioni per investire: ciò segnala prospettive fosche per gli investimenti a inizio 2019». Sull’argomento consumi il quadro è «meno cupo» con la fiducia delle famiglie che recupera a gennaio parte del calo di fine 2018. La produzione di beni di consumo cresce (+1,4% acquisito nel 4 ), le vendite al dettaglio risalgono (+0,7% a novembre); male, invece, le vendite di auto e gli ordini interni per i produttori di beni di consumo. Nell'ultimo trimestre del 2018 il numero degli occupati in Italia è rimasto sui livelli del 3 (+12.000 unità), quando si era ridotto (-60.000) . La manovra – prosegue il Csc – dopo il confronto con la Ue peggiora il deficit 2019 di 11,5 miliardi (da 22 originari): meno risorse per reddito di cittadinanza, «quota 100», investimenti; la spinta al Pil presunta è ora di +0,4% (da +0,6). A gennaio il rendimento del BTP decennale è sceso a 2,79%, da 3,41% di novembre, lo spread sul Bund a 261 punti (da 302). La Borsa è in risalita, ma poco sopra i bassi livelli di novembre. Le indagini mostrano una stretta sul credito alle imprese nel 3 e 4 trimestre.