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Perché Minzolini ha ragione

È scandaloso l’editoriale di Augusto Minzolini contro un sistema giudiziario che trasforma le “confessioni” di un mafioso “pentito” – colpevole di più di cinquanta omicidi, tra cui l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo letteralmente sciolto nell’acido – che accusa il Capo del governo di essere colluso con Cosa Nostra? Noi crediamo di no.
Il direttore del TG1 ha anzitutto esercitato il proprio diritto a “firmare” l’editoriale della testata che dirige, in secondo luogo, dopo le confessioni dell’altro pentito, Filippo Graviano, che ha seccamente smentito Spatuzza, un numero sempre maggiore di Italiani si chiede con preoccupazione dove andremo a finire. È normale quindi che il direttore del primo telegiornale italiano rifletta su un argomento di stretta attualità, esprimendo il proprio parere. L’operato di Minzolini non è sciolto da verifica. Vedremo se da oggi gli ascolti del suo tg crolleranno di un terzo, di un quarto, di un quinto. Oppure se il TG1 non soffrirà delle polemiche di parte che occupano l’attenzione del mondo politico.
Minzolini ha fatto una scelta coraggiosa, che fa discutere perché non omologata alle due tendenze prevalenti nel giornalismo italiano: la condotta militante e quella paludata. Minzolini si è indignato per le stesse ragioni per cui lo è la stragrande maggioranza degli Italiani. Dopo la colossale balla del bacio di Andreotti a Riina, adesso avremmo un accordo tra Berlusconi e la Mafia, alla base del tentativo di destabilizzazione dello Stato culminata con gli attentati a Falcone, Borsellino e agli Uffizi. Insomma, è ora di finirla.

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