Economia

“Per essere competitivi bisogna innovare strizzando l’occhio alla tradizione”. Intervista a Bernardo Giannozzi (Anga Firenze)

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Tradizione e innovazione sono argomenti, spesso, considerati agli antipodi. Durante il Convegno Quadri del 7/8 giugno a Roma, Anga, l'associazione che riunisce i giovani imprenditori agricoli, darà voce alle testimonianze di aziende agricole che cercano di unire questi due fattori.

Per conoscere meglio la realtà associativa in vista del Convegno Quadri di giugno, Vocealta.it ha intervistato Bernardo Giannozzi, presidente Anga Firenze, che parteciperà all'iniziativa fortemente promossa dal presidente nazionale di Confagricoltura giovani, Raffaele Maiorano.

Vorrei che ci raccontasse un po’ di lei e della sua azienda.

«Ho 27 anni e dopo gli studi ho deciso di entrare nell’azienda di famiglia che gestiamo da ben sette generazioni. La nostra produzione si concentra nel campo viti-vinicolo estesa su un terreno di circa 200 ettari con 7/8 dipendenti. Oltre alla produzione vinicola, abbiamo sviluppato la produzione d’olio e avviato un agriturismo con annesso bed & breakfast. Il nome dell’azienda è “Fattorie Giannozzi” con sede a Barberino Val d’Elsa».

Al Convegno Quadri si parlerà di qualità, sostenibilità e innovazione qual è il suo parere in merito a questi argomenti?

«Nonostante si parli di questi temi da molti anni, i tre temi sono ancora molto attuali. Ritengo che la sostenibilità sia il più importante dei tre per le diverse sfumature che può avere. Molto spesso si intende sostenibilità solo sotto l’aspetto ambientale, tralasciando gli altri aspetti (economico e sociale). La qualità, invece, è il punto di forza dell’agricoltura italiana e tutti gli agricoltori dovrebbero puntarci. Il termine in Italia non indica solo la singola azienda, ma anche l’intero comparto o associazione.  La mia azienda cerca di seguire i dettami e gli standard di qualità delineati dallo stato italiano e dalla Comunità Europea. La qualità viene da un territorio e dalle sue peculiarità derivanti da basi solide. Si potrebbe fare un discorso simile per l’innovazione, perché all’interno del mercato globale bisogna innovarsi per cercare di migliorare la qualità e la sostenibilità. Ciò non significa abbandonare la tradizione, che per quanto mi riguarda è la cosa più importante. Per essere realmente competitivi e offrire prodotti di qualità bisogna innovare strizzando l’occhio alla tradizione».    

Cosa l’ha spinta ad impegnarsi in Anga e cosa rappresenta per lei questa associazione?

«Vedo Anga come un’associazione che tutela i giovani. Io sono entrato per cercare il confronto e aiutare i giovani imprenditori come me. Noto che la principale caratteristica degli associati come me è l’altruismo inteso come voglia di aiutare gli altri associati, soprattutto coloro che sono entrati da poco e hanno meno esperienza nel campo dell’imprenditoria agricola».

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