Sciopero della fame e politica. Un binomio che unisce destra e sinistra. A un giorno dal verdetto finale del festival di Sanremo, Filippo Rossi (direttore FareFuturo webmagazine on line) aveva dichiarato lo sciopero della fame in caso di vittoria del Principe Emanuele Filiberto di Savoia. Dato il sorprendente secondo posto, è probabile che Rossi per perorare la causa abbia reso il suo regime alimentare più rigoroso. C’è però un’altra figura (questa volta politica doc) di grande rilievo che negli ultimi giorni sta mettendo a rischio la sua campagna regionale alla presidenza del Lazio: Emma Bonino.
L’attuale Vicepresidente del Senato ha iniziato la sua ennesima battaglia politica e pacifica a difesa della presunta discriminazione della Rai verso il partito dei Radicali (suo fiore all’occhiello). Questo colpo di coda ha rallentato le sue partecipazioni elettorali sul Lazio e sta lasciando a bocca asciutta parte del suo elettorato.
Resta da chiedersi: dove finisce il partito e dove inizia la carica pubblica? E’ giustificabile, secondo il senso civico che dovrebbe investire qualsiasi candidato, sacrificare una campagna elettorale per la rappresentatività del cittadino a costo di una rivendicazione di partito (seppur legittima)? Anche una politicante di vecchia data come la Bonino sembra allontanarsi dalla gente, senza cercare azioni di protesta alternative meno suicide per il risultato finale della sua campagna elettorale. Intanto l’elettorato si allontana, la fiducia data non viene soddisfatta, ma i padri costituenti ci ricordano che la ‘sovranità’ si trasferisce dal popolo alla rappresentanza, in questo caso di tipo regionale.
L’attuale Vicepresidente del Senato ha iniziato la sua ennesima battaglia politica e pacifica a difesa della presunta discriminazione della Rai verso il partito dei Radicali (suo fiore all’occhiello). Questo colpo di coda ha rallentato le sue partecipazioni elettorali sul Lazio e sta lasciando a bocca asciutta parte del suo elettorato.
Resta da chiedersi: dove finisce il partito e dove inizia la carica pubblica? E’ giustificabile, secondo il senso civico che dovrebbe investire qualsiasi candidato, sacrificare una campagna elettorale per la rappresentatività del cittadino a costo di una rivendicazione di partito (seppur legittima)? Anche una politicante di vecchia data come la Bonino sembra allontanarsi dalla gente, senza cercare azioni di protesta alternative meno suicide per il risultato finale della sua campagna elettorale. Intanto l’elettorato si allontana, la fiducia data non viene soddisfatta, ma i padri costituenti ci ricordano che la ‘sovranità’ si trasferisce dal popolo alla rappresentanza, in questo caso di tipo regionale.