Questa mattina, lasciata la Nunziatura Apostolica di Sofia, Papa Francesco si è trasferito in auto al Centro Profughi "Vrazhdebna" nella periferia della capitale bulgara. Il centro, rimasto temporaneamente chiuso per lavori di ristrutturazione, è stato riaperto due mesi fa. Vi viene attuato un progetto di Caritas Bulgaria per i bambini dal titolo "Giochiamo e impariamo". Attualmente ospita almeno 45 bambini.
Al Suo arrivo il Papa è stato accolto dal direttore del Centro e dal direttore della Caritas all'ingresso principale della struttura, un ex edificio scolastico adibito a centro di accoglienza profughi. Quindi si è recato nel refettorio dove si trovavano riunite circa 50 persone tra genitori e bambini. I bambini presenti nel Centro provengono da Siria ed Iraq.
Anche tra gli operatori e volontari Caritas ci sono immigrati: il Papa, ad esempio, ha conversato, con una donna afghana che è in Bulgaria da cinque anni e la cui famiglia si trova negli Stati Uniti. Presente all'incontro anche una donna irachena con sette figli e il marito ammalato. Un altro rifugiato presente è un uomo privo di documenti, con la moglie e una figlia di due anni nata in Bulgaria. Il programma in atto al momento nel Centro coinvolge circa 20-25 famiglie.
Il Pontefice, molto applaudito al suo arrivo, ha salutato le famiglie accolte nel Centro e rivolto loro alcune parole. Papa Francesco ha fatto riferimento agli "orrori" nel "lasciare la propria patria e cercare di inserirsi in un'altra patria" ma ha detto « C'è sempre una speranza. Oggi il mondo dei migranti e dei rifugiati è un po' una croce dell'umanità, è una croce che tanta gente soffre». Ha poi aggiunto «Apprezzo la vostra buona volontà. Vi auguro il meglio, a voi e ai vostri concittadini che avete lasciato nella vostra patria. Che Dio vi benedica».
Silsila Mahbub nella sua testimonianza ha detto «Noi, volontari della Caritas, siamo molto lieti di accoglierLa qui in Sofia, tra coloro di cui abbiamo cura, a nome della Chiesa Cattolica. Seguendo i Suoi appelli di essere vicini ai più vulnerabili, diamo una mano alle persone che hanno scelto la nostra Bulgaria, per un soggiorno che potrebbe essere temporaneo o permanente, alla ricerca di una vita migliore»
Ha poi proseguito «Qui, in Bulgaria, abbiamo realizzato il programma Share the journey, promosso da Lei. In questo centro di accoglienza, con l'aiuto dei colleghi dell'Agenzia statale per i Profughi, assieme a Catholic Relief Services e all'Unicef, abbiamo dato vita a delle iniziative e delle attività che vogliono essere di aiuto alle persone che desiderano integrarsi nella società Bulgara».
«Noi, volontari li aiutiamo a capire il nostro ambiente culturale, gli presentiamo i nostri valori, facciamo delle gite, organizziamo delle lezioni per apprendere il bulgaro e l'inglese. Anche lo sport e la danza trovano posto nel nostro programma. Organizziamo degli atelier art, a cui i migranti partecipano con piacere, specialmente le donne e i bambini».
La volontaria ha riferito anche che «Durante la crisi migratoria del 2015 abbiamo dato anche un contributo finanziario. Questo è un Centro con accesso libero, perciò i migranti possono uscire in città. Essi hanno la possibilità di visitare il nostro Centro di integrazione della Caritas, che si chiama Sant'Anna. Li', abbiamo le stesse attività per poter avere accesso ai servizi sanitari o sociali e per trovare un lavoro».
«Nei nostri incontri di volontari invitiamo a parteciparvi molte altre che hanno una grande voglia di diventare amici dei migranti. Santo Padre, per noi tutti gli uomini e le donne sono dei figli di Dio, indipendentemente dalla loro razza o confessione religiosa. Noi cattolici vogliamo fare loro sperimentare, in modo concreto, l'amore di Dio. Tra i nostri collaboratori ci sono numerosi migranti di religione musulmana. Siamo persone di diverse confessioni e siamo orgogliosi di fare parte della grande famiglia della Caritas. Ci impegniamo a diffondere l'amore misericordioso di Dio ai fratelli».
Dopo il saluto della volontaria, il canto eseguito dai bambini e il dono dei disegni dei piccoli al Papa, il Pontefice ha salutato le famiglie accolte nel Centro e rivolto loro alcune parole. Quindi, ha impartito la sua benedizione si è congedato, trasferendosi in auto all'Aeroporto Internazionale di Sofia per partire alla volta di Plovdiv, da dove poi raggiunge Rakovsky, "cuore" cattolico della Bulgaria, per la messa con le prime comunioni a 242 bambini provenienti da tutto il Paese.
Arrivato a Rakovsky, cittadina di 28 mila abitanti nel distretto di Plovdiv, nel centro-sud della Bulgaria a circa 160 km da Sofia, il Papa ha fatto il giro con la 'papamobile' tra i fedeli che lo attendevano fuori dalla chiesa e che sventolano festanti bandierine bianche e gialle, colori del Vaticano.
Papa Francesco nell'omelia della messa a Rakovsky, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, con le prime comunioni a 245 bambini provenienti da tutta la Bulgaria ha detto « Sono felice di salutare i bambini e le bambine della Prima Comunione, come pure i loro genitori, parenti e amici. A tutti voi rivolgo il bel saluto augurale che si usa anche nel vostro Paese in questo tempo pasquale: Cristo e' risorto. Siamo contenti perché Egli è vivo e presente tra noi oggi e sempre »
Ed ha continuato «Voi, cari bambini, care bambine, siete venuti qui da ogni angolo di questa “Terra delle rose” per partecipare a una festa meravigliosa, che sono sicuro non dimenticherete mai: il vostro primo incontro con Gesù nel sacramento dell'Eucaristia, ora Gesù è vivo, è qui con noi, perciò oggi lo possiamo incontrare nell'Eucaristia. Non lo vediamo con questi occhi, ma lo vediamo con gli occhi della fede. Vi vedo qui vestiti con le tuniche bianche: questo e' un segno importante e bello, perché siete vestiti a festa. La Prima Comunione è innanzi tutto una festa, in cui celebriamo Gesù che ha voluto rimanere sempre al nostro fianco e che non si separerà mai da noi. Festa che è stata possibile grazie ai nostri padri, ai nostri nonni, alle nostre famiglie e comunità che ci hanno aiutato a crescere nella fede».
Ed ha aggiunto «Per venire qui, a questa città di Rakovski, avete fatto una lunga strada. I vostri sacerdoti e catechisti, che hanno seguito il vostro percorso di catechesi, vi hanno accompagnato anche nella strada che vi porta oggi a incontrare Gesù e a riceverlo nel vostro cuore. Fare la Prima Comunione significa voler essere ogni giorno più uniti a Gesù, crescere nell'amicizia con Lui e desiderare che anche altri possano godere la gioia che ci vuole donare. Il Signore ha bisogno di voi per poter realizzare il miracolo di raggiungere con la sua gioia molti dei vostri amici e familiari».
«Cari bambini, care bambine, sono contento di condividere con voi questo grande momento e di aiutarvi a incontrare Gesù. State vivendo davvero una giornata in spirito di amicizia, di gioia e fraternità e di comunione tra di voi e con tutta la Chiesa che, specialmente nell'Eucaristia, esprime la comunione fraterna tra tutti i suoi membri. La nostra carta di identità e questa: Dio è nostro Padre, Gesù è nostro Fratello, la Chiesa è la nostra famiglia, noi siamo fratelli, la nostra legge è l'amore».
Papa Francesco ha concluso «Desidero incoraggiarvi a pregare sempre con quell'entusiasmo e quella gioia che avete oggi. E ricordate che questo è il sacramento della Prima Comunione ma non dell'ultima comunione, oggi ricordatevi che Gesù vi aspetta sempre».