Il packaging compostabile è la nuova frontiera del settore alimentare. Si tratta di imballaggi di carta e bioplastiche biodegradabili che possono essere smaltiti come rifiuti organici insieme agli scarti alimentari. Insomma, tra poco – si spera – verranno aboliti pellicole o retine di plastica, vassoi di polistirolo o polietilene, scatolette di metallo e tutte quelle confezioni di cibo che finiscono inevitabilmente per inquinare l’ambiente.
«Negli ultimi anni le aziende hanno lavorato per dare agli imballaggi di carta le stesse performance della plastica – commenta Eliana Farotto, responsabile ricerca del Comieco, il consorzio delle aziende italiane che riciclano questo materiale – La soluzione è l'accoppiamento della carta con le bioplastiche. Così il packaging può essere smaltito col cartone o, se sporco, con i rifiuti organici».
La diffusione dei servizi come Deliveroo e Foodora, che consegnano pasti a domicilio, ha aumentato il numero di imballaggi inquinanti. I bidoni della plastica delle famiglie italiane, già pieni di packaging dei supermercati, si sono saturati con una marea di piatti, vassoi, bottigliette e contenitori portati dai “rider” di queste aziende.
In Italia si ricicla solo il 50% della plastica (la media Ue è inferiore, 35%). Il resto viene bruciato nei termovalorizzatori (al Nord) o va in discarica (al Sud), con una buona parte che finisce direttamente nell'ambiente.
Per ovviare al problema, le industrie hanno trovato diverse soluzioni, come i vassoi in carta con film esterno in bioplastica (soprattutto per l'ortofrutta), i vassoi in carta accoppiata a bioplastica con film esterno in bioplastica (per la carne) e delle confezioni interamente in bioplastica (per l'insalata in busta).
I nuovi imballaggi si stanno diffondendo soprattutto nei negozi bio. Le gelaterie Grom, ad esempio, offrono già coppette compostabili. Tetra Pak, il colosso svedese dei cartocci per bevande, ha annunciato che entro la fine dell’anno metterà in commercio cannucce biodegradabili. Inoltre, per evitare l’uso di conservanti, ci sono i cartoni per l'ortofrutta che rilasciano oli vegetali, contrastando la marcescenza.
«I costi di questi materiali naturalmente sono maggiori – conferma Farotto. – Il problema è il passaggio a una dimensione industriale, che permetterebbe economie di scala e quindi prezzi inferiori. Noi italiani siamo viziati da packaging monouso e acqua in bottiglia. Ma noi di Comieco crediamo che i consumatori siano sempre più attenti ai temi ambientali, e chiedano ormai azioni concrete in questa direzione. Più che imposizioni per legge, serve educazione per i cittadini», conclude.