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Oman: due petroliere in fiamme per un “attacco”, richiesto il soccorso USA

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Questa mattina al largo dell'Oman, tra gli Emirati arabi e l'Iran, due petroliere sono state «attaccate» da attori finora ignoti, che non avrebbero esitato usare «siluri» per trasformare il Golfo da crocevia geopolitico e economico in una polveriera. Due petroliere – la Altair, battente bandiera delle Isole Marshall, e la Kokuka Corageous, battente bandiera di Panama – sono andate in fiamme, e gli equipaggi hanno dovuto abbandonarle. Ad accorrere in loro aiuto, le marine dei due Paesi protagonisti di una partita geopolitica da qualche mese sull'orlo del baratro di una guerra: la Quinta flotta degli Stati Uniti, basata nel Bahrein, ha affermato di aver ricevuto una richiesta di aiuto dalle due navi, indicando che si è trattato di «due allarmi distinti, uno alle 6.12 del mattino e un altro alle 7 del mattino (ora locale) ».

«Le navi americane – ha spiegato un comunicato – si sono recate sul posto e forniscono assistenza»; a sua volta, la marina di Teheran ha soccorso 44 membri degli equipaggi delle due petroliere e li trasferiti nel porto di Bandar-e-Jask. Gli attacchi sono stati pianificati e mirati, e hanno causato il ferimento lieve di un marinaio sulla Kokuka, il cui carico di metanolo, ha riferito l'armatore, è «in salvo». La nave è stata inseguita, dopo il primo attacco: «Il nostro equipaggio ha messo in atto manovre di fuga, ma tre ore più tardi è stata colpita nuovamente. A quel punto era pericoloso restare a bordo», ha detto Yutaka Katada, presidente della compagnia giapponese Kokuka Sangyo. A bordo dell'Altair, operata dalla compagnia norvegese Frontline, le esplosioni a bordo sono state tre. «La nave – ha spiegato l'Autorità marittima di Oslo – è stata attaccata alle 6.03 del mattino, in un'area tra gli Emirati arabi e l'Iran». «L'equipaggio è composto in gran parte da persone provenienti da Russia, Georgia e Filippine», ha detto un portavoce al sito norvegese VG, sottolineando che la nave trasporta 75.000 tonnellate di nafta. La compagnia energetica statale taiwanese CPC, che aveva commissionato il trasporto della nafta a bordo della nave, ha affermato che la Altair potrebbe essere stata colpita da un «siluro». Frontline ha poi dovuto smentire che la nave era affondata, notizia diffusa dall'agenzia iraniana Irna.

Gli episodi odierni, che hanno fatto segnare un balzo in avanti del prezzo del petrolio, seguono quelli del 12 maggio scorso, quando quattro petroliere – due saudite, una norvegese e una degli Emirati – furono sabotate nella stessa area, al largo di Fujairah, nello stesso mare che ha visto l'ingresso precauzionale in chiave anti-iraniana della portaerei Abraham Lincoln, base per 40 cacciabombardieri, a cui si aggiungono altri B-52 inviati di recente dall'amministrazione Trump. Sia Riad, acerrima nemica di Teheran per la sfida nella regine, sia Washington accusarono Teheran per quel sabotaggio, che precedette un attacco alla condutture petrolifere saudite da parte dei ribelli Huthi dello Yemen, dove Arabia saudita e Iran combattono da anni una guerra per procura. Sul caso indaga anche lo United Kingdom Maritime Trade operations, organismo per la sicurezza dei commerci navali inquadrata nella Britsh Navy, la Marina militare britannica.

Teheran, oggi, ha messo subito le mani avanti. Il ministro degli Esteri, Javad Zarif, ha definito «sospetti» gli attacchi alle due petroliere. In un tweet, il capo della diplomazia iraniana ha voluto sottolineare che «i riferiti attacchi a cargo legati al Giappone sono avvenuti mentre il premier di Tokyo, Shinzo Abe, sta incontrando il leader supremo dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei per colloqui approfonditi e amichevoli». «Dire che è sospetto non è abbastanza per descrivere ciò che probabilmente è successo questa mattina», ha concluso Zarif, sottolineando che «il Forum di dialogo regionale proposto dall'Iran è imperativo». L'Ue ha invitato tutte le parti a «evitare le provocazioni».

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