La rappresentanza sindacale giovanile va coltivata con consapevolezza e correttezza. Di questo si parlerà a Roma il 7 e 8 giugno in occasione del Convegno Quadri di Anga, l’Associazione Nazionale dei Giovani Imprenditori Agricoli, che quest’anno festeggia i suoi 60 anni di costituzione
Per conoscere meglio la realtà associativa in vista del Convegno Quadri di Giugno, Vocealta.it ha intervistato Enrico Paradisi, presidente di Anga Modena, che parteciperà all'iniziativa fortemente promossa dal presidente nazionale di Confagricoltura giovani, Raffaele Maiorano.
Vorrei che ci raccontasse un po’ di lei e della sua azienda.
«Ho 31 anni e sono presidente di Anga Modena. Lavoro nell’azienda agricola di famiglia specializzata nella produzione di pere, il frutto più diffuso nel modenese. L’Azienda Agricola Paradisi Gianni, guidata da mio padre e di cui io sono un collaboratore, è a conduzione familiare».
Al Convegno Quadri parlerà di qualità, sostenibilità e innovazione qual è il suo parere in merito a questi argomenti?
«Sono temi molto importanti. L’innovazione è particolarmente avanzata sul territorio e in tutte le tappe della produzione agricola. In agricoltura si stanno diffondendo macchinari a guida autonoma grazie a sistemi gps. Sugli altri due temi, qualità e sostenibilità, credo che l’Italia sia uno dei Paesi più avanzati al mondo grazie a disciplinari regionali precisi e prodotti salutari, sostenibili e all’avanguardia. Inoltre, noto che molte aziende agricole tendono sempre di più a tenere in considerazione gli aspetti di sostenibilità ambientale e sociale per produrre prodotti sani e di qualità».
Cosa l’ha spinta ad impegnarsi in Anga e come considera il rapporto tra giovani e sindacato?
«Ho deciso di entrare in Anga per acquisire esperienza vista la mia poca dimestichezza con l’ambito agricolo. Quando mi sono associato le mie priorità erano l’associazionismo e il lavoro giovanile, ma grazie a questo gruppo ho capito il valore della rappresentanza sindacale. Ho cercato di creare un nucleo di ragazzi per sostenere e portare avanti le istanze di noi giovani agricoltori sia a livello provinciale, sia a livello nazionale. Penso che questo mio progetto stia crescendo bene, siamo un gruppo piccolo di ragazzi e, anche se non ci troviamo spesso in quanto il lavoro occupa molto tempo, riusciamo a collaborare a livello lavorativo e a essere uniti a livello sindacale facendo sentire la nostra voce. La parte più difficile è stata relazionarsi con ragazzi di 19/20 anni, che sono poco interessati al ruolo sindacale a causa della loro giovane età (anche io ero così). Una volta, forse, il sindacato tra i giovani era più sentito, mentre oggi cresce di pari passo con l’età dei ragazzi se coltivata in modo corretto e consapevole».