L'Ocse continua a vedere segnali di rallentamento dell'economia nella maggior parte dei membri dell'area: una tendenza che va avanti da mesi ma che è particolarmente marcata in Germania e in Italia. Nella relazione mensile di indicatori compositi avanzati, che misurano in anticipo i cambiamenti del ciclo economico, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sottolinea che questo indebolimento viene registrato negli Stati Uniti, in Giappone, in Canada, nel Regno Unito e nell'intera area dell'euro. Ma è particolarmente evidente in Germania, dove l'indicatore scende di 25 punti base in un mese a 99,02 punti (nettamente al di sotto della media a lungo termine di 100), e in Italia, dove scende di 17 punti base a 99,06 punti base.
In Francia l'indicatore è rimasto invariato a 99,12 punti, il che indica una «crescita stabile», mentre la Spagna si trova in una situazione vicina ai francesi, con un calo limitato di due centesimi a 99,32 punti. Al di fuori della zona euro, il calo è di 15 centesimi negli Stati Uniti (a 98,79 punti), 12 in Canada (a 98,75), 9 in Giappone (a 99,40) o due nel Regno Unito (a 98,52). Il Messico si distingue come uno dei pochi stati Ocse con un'evoluzione positiva del suo indicatore come sta accadendo negli ultimi dieci mesi (da 14 centesimi a 99,51 punti), il che ci permette di ipotizzare un aumento del Pil. Per quanto riguarda le principali economie emergenti, si prevede una crescita «stabile» in Cina grazie ai «segnali più positivi provenienti dal settore chimico e delle costruzioni». Per il Brasile, il suo indicatore continua a indicare «un consolidamento della crescita»: sale di tre centesimi a 102,45 punti, il valore assoluto più alto di tutti.