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Novissime picconate

Il libro-intervista di Claudio Sabelli Fioretti a Francesco Cossiga è spassosissimo. Tanto spassoso da giustificarne il costo: 14,50 euro sono decisamente troppi.  Gli ingredienti di base, d’altra parte, sono i migliori: uno straordinario esternatore e un navigato giornalista specializzato in interviste.
Il pregio di ‹‹Novissime picconate›› è la sua straordinaria attualità, che aiuta a leggere gli ultimissimi accadimenti della politica italiana.
Come sempre Cossiga parte con low profile, definendosi ‹‹il peggior presidente della Repubblica nella storia italiana››.  Si volta – letteralmente – pagina e inizia un dialogo serrato, pregno e sapidissimo tra il presidente emerito e il suo intervistatore.
Tra le prime vittime della lingua tagliente di Cossiga c’è Walter Veltroni, che pare proprio aver sbagliato tutto: ‹‹ha rotto il modello dell’Ulivo. Ha costretto Mussi ad andarsene. Non ha voluto allearsi con la piccola pattuglia socialista. Ha rifiutato l’alleanza con Rifondazione. Si è alleato con uno come Di Pietro che con la tradizione socialista non ha nulla a che vedere. Solo in Italia abbiamo la sinistra giustizialista. La sinistra in tutti i Paesi del mondo è contro i magistrati, che considera servi della borghesia. E contro la galera. Veltroni è un perfetto democristiano. Il ‘ma anche’ è doroteo››. Viceversa, naturalmente, per il grande democristiano sardo, D’Alema è un grande amore. Un amore, però, destinato a lasciare ferite profonde nella storia della sinistra. Fu proprio l’Udr di Cossiga a rendere possibile un governo guidato da un ex comunista. Ma non a fronte di un costo salato, ricorda l’ex presidente: ‹‹beh, ha bombardato Belgrado insieme ad un altro grande democratico, Clinton››. Tra i promossi c’è anche Romano Prodi perché, a differenza di Veltroni, ‹‹lui aveva capito che per battere Berlusconi non bisognava escludere nessuno, neanche i no global, neanche Caruso››.
Le primarie del Pd sono alle porte e Cossiga, dopo aver espresso il proprio apprezzamento per Bersani, parla anche di Franceschini: ‹‹un antipapista. È stato tra quei sessanta parlamentari cattolici del PD che hanno avuto il coraggio di firmare un appello contro le indicazioni della CEI››. Insomma, Franceschini contro Ratzinger. Ancora sferzante, Cossiga: ‹‹Oggi quelli come Franceschini dicono: ‘Berlusconi è una minaccia per la democrazia. Per portare avanti la causa della pace e dei poveri nel Terzo mondo, bisogna garantire l’unità. Se dobbiamo pagare con i Dico, con l’aborto eccetera, chissenefrega, paghiamo’››.
‹‹Novissime picconate›› fa sfacelo di quel che resta, o non resta, della sinistra. L’intervistato, con il gusto della battuta, della provocazione e del paradosso che lo accompagnano sempre, approva con riserve il centro destra e manda al macero l’esperienza del PD. Ma non per questo si salvano i Di Pietro e i Travaglio. O i Nanni Moretti: ‹‹è proprio un rompipalle. Un ricco signore che fa un sacco di quattrini, dandosi molte arie. E voleva anche fare politica››.
L’ex inquilino del Quirinale riconosce, poi, in un capitolo appositamente dedicato all’argomento, che Repubblica è ormai un vero e proprio partito, il partito di Voltaire, nomignolo scelto da Cossiga per sfottere Scalfari.
Nel libro, Cossiga svela anche risvolti interessanti a proposito del contestatissimo referendum svoltosi nel ’46 per scegliere tra Repubblica e Monarchia. E si schiera, a proposito del caso Calabresi, sulla linea adottata da Giampiero Mughini ne ‹‹Gli anni della peggio gioventù››.
Destinato a far discutere è però il giudizio con cui, parlando di Tangentopoli, il presidente Cossiga parla di Francesco Saverio Borrelli: ‹‹quello che andava a cavallo? Un vanesio. Un socialista. Un craxiano. Andato al Raphael a pregare Craxi di dargli quella nomina. E fu osteggiato dalla Democrazia Cristiana››

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