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Noi giovani come grimaldello politico?

In qualità di giovane mi sento di dover intervenire nei confronti del tradizionale discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del primo dell’anno.
Come di consueto si sono levati cori di plauso, ma anche di evidente ironia. Per fare un esempio, qualche fan della rivista Wired, molto amata da un certo pubblico giovanile, e non solo, ha definito il discorso del presidente “wired”, ovvero qualcosa di strettamente legato a quel mondo etichettato 2.0, prevalentemente affiancato al mondo di Internet, che indica progresso e innovazione. Wired per dire tired insomma, laddove un Celentano nel suo vecchio rockpolitik avrebbe stroncato il discorso con un ‘noi siamo rock, lui è lento’,  riferendosi irreverentemente al presidente Giorgio Napolitano.
Ascoltando le sue parole non posso che prenderle soltanto come ennesimo auspicio della soluzione di una problematica che è ben lontano dall’essere risolta, per non dire lontana dall’essere risolvibile.
La parola futuro è fin troppo abusata per essere creduta, rischio l’essere considerati dei visionari in stato di vaneggiamento. Se poi a questa parola molto generica si aggiunge quella di posto fisso per i giovani, diventa il tutto esilarante con il rischio di non essere presi sul serio.
E’ fuor di dubbio che Giorgio Napolitano sia in buona fede e intenda unirsi al coro di voci che da lungo tempo invocano più fatti e meno parole. D’altronde argomento centrale del discorso non poteva che essere la problematica giovanile, appena superato l’anno che ha visto la fondamentale approvazione della riforma universitaria del Ministro Gelmini, come sappiamo, duramente contestata.
Noi giovani sappiamo di non poter pretendere certezze e garanzie di alcun tipo, ma giustamente pretendiamo di poter accedere alle stesse possibilità degli stessi giovani negli altri paesi europei, dove è stato prevenuto o almeno contenuto, il malessere vissuto nel nostro paese. Ci si può augurare solo che fra molti anni, quando la nostra generazione passerà il testimone alla successiva, possa lasciare qualcosa di più di quanto ci stanno consegnando i nostri padri e nonni.
Non vogliamo diventare gli utili idioti del sistema, dove dei furbi salgono con gli studenti sui tetti, che è solo un ulteriore piede di porco per scassinare una porta che forse più che già aperta, è sfondata.

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