Plaisir de vivre

Neuroartifact, a Villa Giulia il progetto che studia gli effetti dell’arte su cervello e salute

Scritto da vocealta

Creare sinergie sempre più forti tra le discipline artistiche e le neuroscienze. Conoscere in maniera sempre più approfondita i meccanismi del cervello che consentono di apprezzare l’arte e comprendere quanto la nostra reazione è influenzata dalla nostra formazione culturale. Trasferire i principi di neuroestetica ai campi del turismo, dell’educazione e della riabilitazione, sempre attraverso le tecnologie digitali. Utilizzare i musei come hub culturali in grado di confrontarsi con la scienza in tutte le sue discipline.

Al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia sono stati presentati i primi risultati del progetto Neuroartifact, promosso dal Laboratorio di Arte e Medical Humanities della Facoltà di Farmacia e Medicina di Sapienza Università di Roma insieme al Laboratorio Dig@Lab della Duke University. Sono stati il Direttore del Museo, Valentino Nizzo e il Preside della Facoltà di Farmacia e Medicina di Sapienza, prof. Carlo Della Rocca a sottolineare l’importanza di questo progetto internazionale per la fruizione del patrimonio culturale e la promozione del benessere e della salute. Già da qualche anno è infatti in corso una collaborazione tra queste istituzioni per utilizzare lo spazio museale come luogo per l’apprendimento di competenze da parte di Studenti di Medicina con corsi promossi dalla dott.ssa Vincenza Ferrara, direttrice del Laboratorio di Arte e Medical Humanities ed esperta di Visual Thinking Strategies (Arte per l’apprendimento).

Vincenza Ferrara ha presentato gli obiettivi e gli scopi dello studio e il raggiungimento dei primi risultati. Protagonisti dello studio sono stati 40 soggetti, sia in presenza nelle sale museali sia in laboratorio, con l’ausilio di visori virtuali. Su di loro è stata effettuata rilevazione biometrica e acquisizione di dati qualitativi elaborati con tecniche statistiche su un particolare artefatto del Museo: Il Sarcofago degli Sposi.

Gli studiosi si sonno posti alcune domande: può l’oggetto museale divenire strumento per l’apprendimento in un contesto di educazione attiva? Può l’oggetto culturale essere veicolo per il benessere e utile strumento in ambito di riabilitazione? Maurizio Forte, professore alla Duke University, ha presentato gli studi condotti su scavi archeologici con strumentazione di eye tracking utili al tracciamento del movimento oculare del visitatore. Tali studi sono la base della neuroarcheologia, scienza utile per meglio comprendere un manufatto archeologico, ma anche per indagare il processo relazionale. Marco Iosa altro esperto del gruppo di Ricerca sta esplorando le interazioni tra arte e cervello nell’ambito della riabilitazione neurologica e motoria nei luoghi di cura e ha trovato molto utile portare all’interno dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia, attraverso visori virtuali, opere del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia per un’esperienza ritenuta utile con i pazienti affetti da ictus.

Molto importante è stato il contributo di Fabio Babiloni e dei ricercatori dello spinoff di Sapienza “Brainsigns”, Stefano Menicocci e Andrea Giorgi per la parte che ha riguardato la rilevazione dei dati biometrici attraverso un dispositivo in grado di misurare gli stati mentali e verificare le possibili relazioni tra questi con il sesso, l’età, il grado d’istruzione del partecipante. Interessante l’integrazione della misurazione dell’attività cerebrale con il tracciamento visivo che mette in relazione ad esempio l’indice emotivo con il dettaglio dell’opera osservato in un dato momento. I ricercatori di Statistica, Marco Mingione e Pierfrancesco Alaimo Di Loro, hanno restituito un’analisi dei dati rispetto a differenze di genere e di formazione (per esempio fra chi ha frequentato studi artistici e non artistici) e l’analisi di quali dettagli del Sarcofago degli Sposi abbiano destato più interesse.

“Il progetto NeuroArtifact e i primi risultati ottenuti” – spiega Vincenza Ferrara – “suggeriscono l’impiego di questi studi interdisciplinari in diversi settori. Iniziando da quello legato all’indagine dell’antico, attraverso l’analisi di come il patrimonio culturale viene percepito, alla realizzazione di scenari nuovi collegati alla promozione dei beni culturali che possano rispondere alle esigenze cognitive ed emotive dei visitatori, al settore dell’apprendimento studiando la reazione dei giovani e meno giovani per la realizzazione di percorsi e attività innovative collegate all’esperienza museale, anche negli ambienti formativi. Molto importante è l’applicazione nel settore della promozione del benessere, coniugando l’accesso al patrimonio ai fini della costruzione di aree di comfort che possano limitare lo stress, fino ad arrivare all’utilizzo di tecnologie e metodologie applicate alla riabilitazione neurologica e motoria che portino gli oggetti museali nei luoghi di cura”.

Il Direttore del Museo Valentino Nizzo, aggiunge: “Guardare al nostro patrimonio culturale con prospettive diverse, transdisciplinari e innovative è la chiave per indagare campi non ancora esplorati che sappiano coniugare umanesimo e scienze applicate. Il Museo di Villa Giulia sostiene da anni le sperimentazioni nel campo della neuroestetica e promuove lo scambio di idee nuove e di persone che possono dare un valore aggiunto allo studio del patrimonio culturale. E’ questo che i Musei come hub culturali devono poter promuovere e valorizzare”.

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