E' morto improvvisamente il presidente di Unicredit, Fabrizio Saccomanni, ex ministro dell'Economia. Aveva 76 anni. Dall'aprile del 2018 era presidente del Consiglio d'amministrazione di Unicredit. Fu direttore generale di Banca d'Italia, e ministro del Tesoro sotto il governo Letta, tra il 28 aprile 2013 e il 22 febbraio 2014.
Fiducia nell'Italia e nella forza delle sue imprese, capaci di risollevarsi e riprendere a crescere dopo la dura crisi del 2008: Fabrizio Saccomanni era intervenuto solo ieri alla conferenza stampa per presentare i conti del primo semestre 2019 del gruppo Unicredit, esprimendo fiducia nei fondamentali dell'economia italiana. «Rimaniamo fiduciosi sul fatto che vediamo elementi di forza nella struttura imprenditoriale del Paese, nelle piccole e medie imprese, che sono state protagoniste di una incredibile svolta nella bilancia dei pagamenti rispetto agli anni della crisi», aveva sottolineato Saccomanni. Interpellato sul quadro economico italiano e introdotto come «il più autorevole economista di Unicredit" dall'amministratore delegato del gruppo Jean Pierre Mustier, Saccomanni, parlando in inglese, aveva spiegato che "il contesto globale ed europeo si è deteriorato a causa delle tensioni commerciali fra Cina e Stati Uniti, i cui effetti si stanno già riverberando sull'Europa, e le accuse di manipolazione valutaria da parte degli Stati Uniti hanno provocato la reazione della Cina».
In Europa, aveva sottolineato l'economista, «c'è anche il fattore Brexit, che è un elemento di incertezza, ma certamente l'Italia è un Paese che ha fatto un aggiustamento strutturale importante negli ultimi anni, diventando il secondo esportatore in termini di avanzo delle partite correnti in Europa dopo la Germania, e sicuramente è stato colpito dal deterioramento delle previsioni sul commercio» a livello mondiale. «Ma per quanto ci riguarda -aveva sottolineato il presidente di Unicredit- rimaniamo fiduciosi sul fatto che vediamo elementi di forza nella struttura imprenditoriale del Paese, nelle piccole e medie imprese, che sono state protagoniste di una incredibile svolta nella bilancia dei pagamenti rispetto agli anni della crisi. Continuiamo a scommettere su questo e anche sulla scena europea più ampia» e sulla possibilità dell'Europa di reagire. In questo senso «la Bce ha già dato il proprio impegno ad agire se il tasso di inflazione dovesse rimanere troppo lontano dall'obiettivo. Non direi che siamo in uno scenario molto pericoloso -aveva concluso- ma in uno scenario con alcuni rischi».