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Mereghetti stronca Sorrentino e il primo capitolo di “Loro”

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“A Sorrentino non interessava raccontare la storia politica di Berlusconi bensì la sua anima di ‘venditore di sogni’ ma bisogna dire che in questa prima parte di sogni e di anime ce ne sono davvero pochini”.

Crudo. Diretto. Senza filtri. Spietato. Nelle ultime righe dell’articolo pubblicato questa mattina sul Corriere della Sera, Paolo Mereghetti riassume e demolisce così il primo capitolo della miniserie “Loro”, girato da Paolo Sorrentino, in uscita in tutti i cinema di Italia da questa sera, che prova a raccontare, tra finzione e realtà, il mondo dell’ex cavaliere Silvio Berlusconi.

L’articolo è una stroncatura senza mezzi termini della “fatica” del regista Premio Oscar, che secondo Mereghetti non ha affatto interesse a ricostruire fedelmente le vicende e il personaggio, ma piuttosto punta a “usare fatti e persone per dare vita a una specie di «teatrino» dove hanno spazio più le passioni che le persone, dove si raccontano più i vizi che le azioni”.

“Loro 1” non regge il confronto né con "Il Divo" né tantomeno con "La Grande Bellezza", perché troppo schiacciato “tra una descrizione piuttosto compiaciuta del sottobosco di nani e ballerine che vive ai margini del potere e la voglia di raccontare Silvio Berlusconi in una maniera non convenzionale tra farsa e «tenerezza». Ciò è facilmente desumibile anche dal fatto che la figura dello stesso ex premier, interpretato magistralmente dal Tony Servillo, l’attore feticcio del cineasta napoletano, appare sullo schermo per la prima volta solo dopo un’ora dall’inizio del film.

Neppure scene surreali alla Sorrentino come la pecora stroncata dal condizionatore o il rinoceronte che vaga per Roma, che dovrebbero scuotere lo spettatore, aggiungono nulla al film.

La trama è incentrata appunto sulla vita privata e politica di Silvio Berlusconi negli anni che vanno dal 2006 al 2010. Sulla scena si alternano i personaggi che in quegli anni hanno accompagnato, consigliato e sfruttato l’attuale leader di Forza Italia. Alcuni veri e alcuni inventati ma con caratteristiche riconoscibili, come a voler ingenerare nello spettatore “il giochino con cui si misureranno tutti: Chi è chi?”. E quindi ecco apparire, tra gli altri, Sergio Morra, cioè Tarantini, interpretato da Riccardo Scamarcio, la sua compagna Tamara (Euridice Axen), l’«ape regina» Kira (Kasia Smutniak), Veronica Lario (Elena Sofia Ricci), il ministro Recchia (interpretato da un Bentivoglio calvo), o ancora, il misterioso tuttofare interpretato da Dario Cantarelli.

Eppure, come sottolinea argutamente Mereghetti, il film “insiste fino all’estenuazione nel descrivere un mondo fatto di giovani disposte a tutto, di potenti pronti a perdere la testa per loro, di compromessi, sniffate, cosce al vento, di festini e proposte più o meno oscene”.

Un incedere stanco e affannato nell’attesa che compaia lui, Silvio/Servillo, e che rubi la scena, anche vestito da odalisca. E lo spettatore sembra attenderlo proprio come si attende l’ingresso in campo, nei minuti finali di una gara decisiva, del fuoriclasse della tua squadra del cuore, l’unico in grado di cambiare l’inerzia una partita noiosa e ferma.

Lui si presenta solo dopo un’ora (su una durata complessiva di 104 minuti) e il film a questo punto – come scrive Mereghetti – “si concentra su Silvio, i suoi tormenti di politico mandato all’opposizione (il suo terzo governo cadde il 17 maggio 2006) le sue mai sopite voglie erotiche, la strana corte dei miracoli che gli gira intorno”.

Sono queste le scene in cui Servillo dà sfogo alla sua grande capacità mimetica, e ricorda il perché è stato scelto proprio lui per interpretare questo ruolo. Neppure la performance del noto attore napoletano però sembra convincere Mereghetti, che la giudica “meno impegnativa di quella andreottiana e meno coerente”, poiché a volte dà l’impressione di cedere un po’ troppo a una milanesità tipo Guido Nicheli” e anche “meno sostenuta dalla scrittura di Sorrentino”.

Un film insomma a metà, che sembra rispondere più a canoni da serie tv che cinematografici, ma che però non riesce neppure a creare la giusta suspense che “fa contare il tempo che manca al successivo svelamento”,  ossia al prossimo 10 maggio, data in cui è prevista l’uscita di “Loro 2”. Il secondo capitolo del dittico saprà dare più coerenza alla storia? Sarà in grado insomma, diversamente a questa prima parte, di parlare di sogni e di anime?

Mereghetti valuta il film due stelle su quattro e cioè “Interessante” più per le intenzioni e per il blasone del regista e del suo attore principe che per il risultato in sé alquanto discutibile. Senza dubbio merita una menzione d’onore la campagna pubblicitaria di avvicinamento all’evento: dal trailer, dalle tagline e dai cartelloni pubblicitari ben poco si è potuto sapere sul lungometraggio, se non le poche immagini e informazioni centellinate dalla produzione stessa, come a voler circondare di un alone di mistero e curiosità la pellicola. Un’arma a doppio taglio che potrebbe presto trasformare la spasmodica attesa in una cocente delusione.

 

A cura di Giovanni Cioffi

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