“L’indipendenza della magistratura è un patrimonio irrinunciabile”.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ribadito questo concetto in occasione dell’inaugurazione della terza sede della scuola superiore di magistratura a Napoli, evento a cui era anche presente il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il Guardasigilli ha colto l’occasione per confermare che il progetto di riforma della giustizia in cantiere da vari mesi è in dirittura d’arrivo.
«Un primo pacchetto di provvedimenti – improntati a garantismo e pragmatismo – è pronto per essere sottoposto al Consiglio dei Ministri e poi al dibattito parlamentare», ha affermato il ministro. Naturalmente il capo dello Stato, nonchè presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, non è entrato nel merito dei provvedimenti, ma i suoi moniti sembrano rivolgersi tanto alle toghe quanto al governo.
Intanto Mattarella ha voluto sgombrare il campo da ogni possibile equivoco: i magistrati non sono responsabili politicamente, ma “soggetti soltanto alla legge”; legge che è espressione di “parlamentari eletti dal popolo e quindi politicamente responsabili”.
Il capo dello Stato ha anche richiamato le forze politiche alle loro responsabilità, chiedendo che non siano le toghe a dover supplire alle carenze legislative, oltre a chiedere che i processi diventino sempre più “agili e moderni”. «Talvolta – ha sottolineato Mattarella – le istanze di tutela dei diritti che vengono presentate alla Magistratura assumono connotazioni nuove e inedite, rispetto alle quali risulta difficile rinvenire una puntuale e chiara disciplina normativa, nonostante sia stata a più voci sollecitata. Vi sono, indubbiamente, alcuni ritardi del Legislatore». Dall’altro lato, tenendo al centro la barra dei richiami, non fa sconti ai magistrati e chiede loro “uniformità” nei giudizi e l’uso di un linguaggio “consono e misurato”.
Un appello finale è stato poi rivolto ai giudici affinché quanto di deplorevole visto, anche nel Csm, non si ripeta in futuro. «Va doverosamente ricordato quanto sarebbe preferibile prevenire ogni forma di malcostume interno, attraverso un più attento esercizio dei compiti di vigilanza, evitando grave discredito che potrebbe ricadere sull’Ordine giudiziario e far dubitare dell’integrale espletamento dei doveri d’istituto», ha concluso il Presidente.