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Massimiliano Salini, l’uomo che gioca dalla parte dell’acciaio italiano

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Scritto da Super User

siderurgiadi Andrea Bonanni (da La Repubblica del 21 dicembre 2015)

 

Tra i molti fronti in cui Italia e Germania si trovano ai ferri corti, quello dell’acciaio e della metallurgia merita un capitolo a parte. Un capitolo in cui il Parlamento europeo, grazie anche gli sforzi di Massimo Salini (Ppe), ha fatto segnare un punto all’Italia. Salini infatti è relatore di un rapporto parlamentare, approvato a larga maggioranza nonostante l’opposizione dei deputati tedeschi su alcuni punti chiave, sullo sviluppo dell’industria metallurgica europea. Il rapporto propone due cose. La prima è che si istituisca un meccanismo di compensazione sulle emissioni di carbonio per evitare il dumping dei produttori non europei, specie cinesi. Mentre i produttori europei subiscono un rialzo dei costi perchè sottomessi al mercato delle quote sulle emissioni inquinanti, i produttori extra-Ue, non sottoposti allo stesso sistema, possono invadere il nostro mercato a prezzi vantaggiosi.

Il Parlamento europeo suggerisce che si istituisca una tassa all’importazione di questi metalli lavorati tale da compensare lo svantaggio e ripristinare la competitivitè dell’industria europea. «I tedeschi, importatori di metalli lavorati a basso costo, si erano opposti alla proposta e hanno votato contro. Ma sono stati messi in minoranza», spiega Salini. La seconda richiesta è quella di armonizzare il regime delle compensazioni concesso all’industria siderurgica. Attualmente le norme europee permettono a tutti i Paesi aiuti di stato in favore delle industrie energivore. Ma questo crea dannose distorsioni di concorrenza. La Germania ha compensato le proprie imprese con oltre settecento milioni nel periodo 2013-15; la Gran Bretagna ha stanziato 136 milioni.

L’Italia non ha versato nemmeno un euro. Il Parlamento europeo «si rammarica del fatto che, dal regime di compensazione basato sugli aiuti di Stato per i costi indiretti, sia scaturito un nuovo fattore di concorrenza sleale sul mercato unico dell’Ue tra i produttori nei settori ad alta intensità di energia, alcuni dei quali beneficiano del sostegno finanziario delle loro autorità pubbliche» e «chiede con insistenza che tale compensazione sia armonizzata». Anche su questo punto, dice Salini, i tedeschi hanno votato contro, ma sono finiti in minoranza. Il rapporto non ha effetti esecutivi. Ma servirà comunque da base per la imminente discussione sul sistema europeo dell’asta delle emissioni dove il Parlamento ha poteri di co-decisione. Per i produttori italiani, doppiamente penalizzati, è un punto a favore.

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