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La Lega lancia ‘Popolarellum’. Pd-M5s uniti sul voto ai giovani

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La Lega mette il primo mattoncino nella battaglia contro ogni tentazione di riformare la legge elettorale allargando la quota proporzionale, e deposita in Cassazione il quesito approvato da otto Consigli regionali. Mentre, sempre sul tema delle riforme, la maggioranza di governo si compatta attorno alla proposta, lanciata dall'ex premier Enrico Letta, di estendere il voto ai sedicenni, che incontra il favore anche di Giuseppe Conte. La proposta leghista – approvata dalle assemblee, tutte a maggioranza di centrodestra, di Liguria, Abruzzo, Basilicata, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Sardegna – è di tenere un referendum popolare sulla richiesta di abrogare i collegi plurinominali del Rosatellum bis, ovvero la parte proporzionale, lasciando solo quelli uninominali. Il quesito è stato depositato dal vice presidente del Senato Roberto Calderoli. «Lo chiameremo 'Popolarellum', visto che l'ha scelto il popolo», ha sostenuto Calderoli, il quale ha detto di confidare in un pronunciamento positivo sull'ammissibilità da parte della Corte costituzionale, a inizio febbraio. Il senatore leghista ha poi precisato che, parallelamente, il partito di via Bellerio proporrà una proposta di modifica della Costituzione per introdurre l'elezione diretta del presidente della Repubblica. «Si creerà – ha sostenuto – un fronte popolare, da una parte per il referendum abrogativo col maggioritario e dall'altra per la proposta per permettere ai cittadini di eleggere il Capo dello Stato, che credo sia molto auspicato da tutto il Paese».

«Forse è la volta buona che l'Italia finalmente voterà e darà un senso al suo voto. Noi offriamo agli italiani la possibilità di scegliere, ne sono orgoglioso», ha affermato Matteo Salvini. «Questo referendum chiede agli italiani se vogliono una legge elettorale che prevede che chi prende un voto in più nei collegi uninominali, governa per 5 anni, senza cambi di partito, trasformismi, proporzionali, inciuci come quelli di queste settimane». Pollice verso da Pd e Italia viva. «E' una messinscena. Il referendum è palesemente inammissibile. Parliamo di cose serie. Diamo alle 'calderolate' il rilievo che meritano», ha lamentato il senatore Dario Parrini, capogruppo Pd in Commissione Affari Costituzionali. «Che l'uomo del Porcellum, Roberto Calderoli, che definì 'una porcata' la legge elettorale da lui voluta, sia ancora in giro ad occuparsi di legge elettorale come 'esperto', mi preoccupa non poco», ha commentato capogruppo al Senato di Italia viva, Davide Faraone.

Pd e Movimento 5 stelle invece sono d'accordo sulla proposta di estendere il voto ai giovani. A favore si è espresso anche il presidente del Consiglio. «Negli ordinamenti giuridici si mette una convenzione anagrafica. Per me abbassarla a 16 anni ci sta benissimo, in altri ordinamenti è così», ha affermato Conte. «I nostri ragazzi credo che a 16 anni abbiano tutta la maturità psicofisica per votare", ha aggiunto, spiegando che comunque una riflessione nel governo a riguardo "non è ancora iniziata. Anzi, forse sarebbe più utile che la si facesse in sede parlamentare». Anche il capo politico dei 5 stelle Luigi Di Maio è d'accordo con Letta: «E' una proposta che portiamo avanti da sempre e che sosteniamo con forza», ha scritto su Facebook. «I giovani in Italia vengono definiti, a seconda del momento, choosy, viziati, 'gretini': per noi vanno soprattutto messi al centro della nostra politica. Se a 16 anni un giovane può lavorare e pagare le tasse, dovrebbe almeno avere il diritto anche di votare e scegliere chi decide della sua vita». A favore anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti. «Sono da sempre favorevole al voto ai sedicenni. Bene oggi le parole di Enrico Letta. La passione civile di tante ragazze e tanti ragazzi che incontro tutti i giorni rafforzano questa idea. Ora è tempo». Il primo a rilanciare la proposta è stato, infatti, l'ex premier Letta che l'ha definita «la riforma costituzionale da fare in un anno» e ha chiesto ai suoi di «non esitare». La proposta potrebbe essere inserita come modifica nella riforma costituzionale all'esame del Senato che prevede l'abbassamento della soglia di età a 18 anni per leggere i senatori.

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