La guerra in Ucraina ha portato una serie di conseguenze inaspettate, tra cui un aumento significativo dei ricavi delle multinazionali focalizzate sulla difesa. L’escalation del conflitto ha infatti spinto vari governi in tutto il mondo a cercare nuove soluzioni per rafforzare la propria sicurezza, portandoli a investire in nuovi sistemi d’arma e tecnologie militari.
Le aziende che si occupano di fornire tali soluzioni sono grandi beneficiarie di questa situazione, poiché i governi, allarmati dalla situazione ucraina, si sono dimostrati disposti a pagare prezzi esorbitanti per l’acquisto di tecnologie d’avanguardia per la difesa. Nel 2022, infatti, gli investimenti in multinazionali che si occupano di difesa sono cresciuti a una velocità più che tripla rispetto ai ricavi che hanno realizzato i rendimenti più elevati.
La spesa mondiale per la difesa, infatti, già nel 2021 aveva superato per la prima volta i 2.000 miliardi di dollari, cifra che è poi aumentata raggiungendo il massimo storico pari a 2.113 miliardi di dollari (2,2% del Pil globale).
Nonostante l’aumento dei ricavi, c’è da chiedersi quale sia il prezzo da pagare per questo sviluppo della difesa. La guerra in Ucraina ha, infatti, causato la morte di migliaia di persone e ha provocato la distruzione di numerose infrastrutture e città. Inoltre, l’aumento della spesa militare da parte di milioni dei governi ha portato una riduzione delle risorse destinate a settori come la sanità, l’istruzione e la cultura.
Ciò solleva importanti questioni etiche e morali riguardo alla produzione e alla vendita di armi e tecnologie militari. Molti critici sottolineano come queste multinazionali stiano lucrando sulla guerra e sulla morte, senza tener conto delle conseguenze negative sulla società e sul pianeta.