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La rassegna stampa di SPIN (16-09-2015)

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Scritto da vocealta

rassegnaAperture dei giornali dedicate ancora una volta all’immigrazione, ma la politica interna è in subbuglio perché tanti nodi creatisi negli scorsi mesi stanno arrivando al pettine di Matteo Renzi. E il rischio serio per il premier è quello di un ingolfamento. Al centro, naturalmente, le tribolazioni del Pd che non tengono ancora conto dello show degli antirenziani andato in onda ieri sera alla trasmissione «Di Martedì», condotta da Giovanni Floris con, tra gli altri, Bersani, Camusso, De Magistris che sparavano a palle incatenate contro il premier, le riforme e il governo. C’è da credere che questa mattina, dalle parti di viale Mazzini, ci sarà qualche turbolenza e si capirà presto se vi sono effetti nel cambio della guardia ai vertici della tv di Stato. E poi: nella manovra si intravede un piano anti austerity. Sul Corsera le contestazioni di Cantone alle gestioni Alemanno e Marino a Roma e un’intervista all’ex ministro greco Varoufakis.

Qui PD e grattacapi di maggioranza

 

Ieri è stato un giorno di grande rottura e – raccogliendo umori che precedono la trasmissione ‘Di Martedì’ su La7, Goffredo De Marchis su Repubblica dice che «Matteo cerca un’intesa che divida i ribelli perché ‘è meglio evitare i voti di FI’. Il pallottoliere, tuttavia, appare impietoso: 28 dissidenti dem continuano a essere compatti, solo 5-6 pronti a cedere». Le pressioni sono su tutti i fronti ma devono anche tenere conto del termometro delle istituzioni. Grasso non deve essere entusiasta delle ultime mosse del premier ma «a palazzo Chigi sono convinti che il presidente Mattarella sia dalla parte loro. Al Quirinale, però, spiegano che lo stile di Mattarella impedisce qualsiasi tipo di pressione su altre cariche istituzionali. E Renzi sa bene anche questo». Il fatto è che l’offensiva condotta da Boschi, Zanda e Finocchiaro – con la sfida a Grasso resa più autorevole perché partecipata dalla presidente della commissione affari costituzionali – non ha spaventato i dissidenti come si pensava. Almeno per ora.

E gli umori? Tommaso Ciriaco parla per Repubblica con Barbara Pollastrini, che contro ogni aspettativa conta ancora in un accordo tra maggioranza e minoranza del partito: «Ha ragione Tonini, bisogna intervenire chirurgicamente sull’articolo 2. E la scissione non ci sarà». Dino Martirano per il Corriere parla con la ribelle Doris Lo Moro che tra un attestato di stima nei confronti di Finocchiaro e una carezza a Tonini dice: «spero che Boschi abbia capito quanto siamo determinati. Non ci sono altre strade se non la modifica dell’articolo 2».

 

Nel frattempo, come se non bastasse, nasce l’intergruppo parlamentare che dice sì a eutanasia e biotestamento: tra i promotori i sottosegretari Scalfarotto e Borletti Buitoni. Ne scrive Caterina Pasolini su Repubblica. «Sono una settantina di deputati e senatori bipartisan, compresi il senatore Albertini (Ncd), la forzista Giammanco, il pentastellato Morra, il legista Centinaio. Obiettivo: stabilire una buona volta del diritto di scelta di ognuno sulla propria esistenza, che comprende anche la fine della vita». Un tema leggerissimamente divisivo, ma non è il solo perché – sempre leggendo il quotidiano diretto da Ezio Mauro, in un articolo a firma Liana Milella – la battaglia sulle intercettazioni «tra le accuse dei cinque stelle e dei magistrati, va in discussione alla Camera la legge sulle intercettazioni. Depenalizzate le registrazioni abusive. Ncd si mette di traverso e ottene una relazione pubblica in Parlamento sui casi di ingiusta detenzione. Una norma quella in approvazione – scrive Milella – che costringerà i pm, una volta scadute le indagini, a fare entro 3 mesi le richieste ai gip e in 6 mesi solo per reati più gravi».

 

Il clima, insomma, è incandescente e si scalda argomento dopo argomento. Una buona notizia, però, per il termostato politico, la fornisce Giuseppe Alberto Falci sempre su Repubblica: è assai probabile – a causa delle distanze tra Ncd e il resto della maggioranza – uno slittamento dell’esame delle unioni civili da parte dell’aula nel 2016. Così almeno prevede Francesco Nitto Palma, presidente della commissione giustizia che sta esaminando, tra molti emendamenti e strappi, il ddl Cirinnà.

 

I rapporti hanno raggiunto a tal punto il livello del calor bianco che – scrive Anna Maria Greco sul Giornale – slitta il caso Bilardi. La decisione sull’arresto viene rinviata a dopo il voto sulle riforme. Un modo, si legge nell’articolo, per condizionare ulteriormente i centristi in vista del voto sulla riforma.

 

Economia

 

Giovanni Stringa sul Corriere riprende il governatore Visco: «economia in ripresa, fuori dalla recessione».

 

Antonella Baccaro intervista per il quotidiano di Fontana Mauro Moretti che parla dei suoi piani per Finmeccanica, «un patrimonio dell’Italia». L’ad rivendica a proposito di tagli di essere partito dai manager e chiede: «il governo non riduca la spesa per la difesa». E ancora: «ridurrò il debito a quota 3 miliardi entro il 2017». Pezzo ampio e interessante.

 

Riduzione delle giornate di apertura per gli esercizi commerciali, anche se si tratta di appena sei giorni festivi? Per Mario Resca di Confimprese, sentito da La Stampa, «si tratta di un pericoloso ritorno al passato».

 

Tassi d’interesse Usa verso il rialzo. Se ne occupa Paolo Mastrolilli per il quotidiano diretto da Calabresi. Bene per l’export Ue, male per le Borse. Oggi e domani la riunione della Fed per decidere sul costo del denaro. L’aumento può frenare i Paese emergenti. Favorite le obbligazioni e più guadagni per le banche.

 

Rita Fatiguso sul Sole 24 Ore: imprese di Stato, Pechino avvia la riforma. Dopo settimane di annunci, nel week end ha mosso i primi piccoli passi la riorganizzazione. Anche se non si parla di privatizzazione, la riforma dovrebbe portare più efficienza, migliore governance e meno corruzione.

 

Ancora sul quotidiano della Confindustria: Fca, stretta finale per l’accordo in Usa. Negoziati a oltranza con il sindacato Uaw (azionista di Gm) per il nuovo contratto di lavoro. Altavilla, capo di Fca per l’Europa: «quest’anno spediremo in America oltre 100 mila auto prodotte a Melfi».

 

Giustizia

 

Dice Donatella Ferranti a Francesco Maesano in un’intervista pubblicata da La Stampa: «Niente più carcere per la diffamazione. Anche per Grillo. Quando il nostro testo sarà legge ci sarà soltanto una multa».

 

Dino Martirano sul Corsera si occupa di «carcere ingiusto» e registra «l’ira delle toghe». La pietra dello ‘scandalo’ è l’intesa Ncd-Pd che prevede una relazione annuale degli indennizzi per errore giudiziario. L’Anm parla di «norma intimidatoria». La Camera però viaggia verso l’ok.

 

Non contribuisce però a un dibattito sereno della politica – già surriscaldata dalle diverse questioni – l’intervista concessa da Rodolfo Sabelli a Liana Milella per Repubblica. Il presidente Anm non ci va leggero: «Questa riforma fa danno alla giustizia: ormai ci si preoccupa più della diffusione delle intercettazioni che dello scandalo dei fatti di corruzione. Non dico che non serva una riforma, ma una delega in bianco, qual è quella in discussione, in tema di uso e riservatezza degli ascolti, non si sa bene a cosa potrebbe portare». E sulla relazione che il Guardasigilli dovrà annualmente tenere nei casi di custodia cautelare e  ingiusta detenzione: «ancora una volta si calca la mano sui presunti errori dei magistrati, giocando sull’equivoco che dietro ogni detenuto poi assolto vi sia l’errore di un collega. Non voglio certo escludere i controlli legittimi, già affidati all’iniziativa ispettiva e disciplinare del ministro. Ma è inaccettabile l’idea di un processo pubblico in parlamento su tutti i casi di ingiusta detenzione che nella stragrande maggioranza non dipendono da colpa del magistrato». Infine, «le riforme che vediamo sono colpi assestati contro la giustizia, al di là delle dichiarazioni di facciata».

 

Maria Teresa Conti sul Giornale spiega che l’Europa – rigettando la richiesta del governo italiano di rinviare alla Grande Chambre il caso Contrada – apre uno spiraglio sul caso Dell’Utri.

 

Air Force Renzi

 

Il Fatto Quotidiano riprende un articolo dell’ex capo di stato maggiore dell’aeronautica, Leonardo Tricarico, che sul quotidiano online formiche.netaveva giudicato negativamente l’acquisizione tramite leasing del nuovo Airbus 330 per i voli di Stato del capo del governo. Il commento, in originale consultabile integralmente ancora sul sito di formiche.net, suona così: «la spesa, come suole dirsi, non vale l’impresa. L’attuale A319 può già portare fino a 50 persone fino a 8.500 km senza scalo, quante volte sono necessarie prestazioni maggiori? L’esperienza suggerisce pochissime. E allora perché non utilizzare i quattro Boeing 767 dell’aeronautica? Sono aerei nuovi di zecca e hanno un’autonomia illimitata».

 

Camorra a Napoli?

 

Per lo scrittore Raffaele La Capria, intervistato su Repubblica da Ottavio Lucarelli, «sono polemichette della politichetta, il dramma è il lavoro. Non servono più poliziotti: se non si crea occupazione i ragazzi continueranno a ingrossare le fila dei clan».

 

Sul Corsera, Marco De Marco osserva come «il Pd sulla camorra parla lingue diverse e rischia di rimuovere il problema reale».

 

Informazione

 

Costanzo a reti unificate. Alessandra Comazzi per La Stampa intervista il giornalista, che dice: «Continuano a chiamarmi, perché dovrei smettere?». Da oggi su Rai Storia con una serie di interviste, farà Domenica In su Rai 1 e il suo Show su Rete4.

 

Altro

 

È in libreria il volume edito da Sperling & Kupfer firmato da Francesco Maria Del Vigo e Domenico Ferrara sul leader della Lega, Matteo Salvini. In prima sul Giornale.

 

Ancora sul quotidiano diretto da Sallusti, Fabio Marchese Ragona riprende l’apertura di Newsweek e scrive: «Gli Usa si interrogano: il papa è cattolico?».

 

Esteri

 

Tripletta del Foglio. Daniele Raineri scrive delle operazioni congiunte tra forze speciali iraniane e russe. E rileva come il generale delle operazioni clandestine dell’Iran è di nuovo volato a Mosca una settimana fa. Cambia il quadro anche per Israele.

 

Mattia Ferraresi scrive degli Usa, della metamorfosi di Jeb Bush e della guerra di Trump alle donne.

 

Ancora Raineri segnala in un francobollo le minacce dello Stato islamico all’impianto Eni in Libia.

 

Alberto Pasolini Zanelli su Italia Oggi ricorda: «i russi sono da sempre a fianco di Assad e da sempre hanno addestratori militari sul posto. Per ora, quindi, niente di nuovo».

 

 

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