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La rassegna stampa di SPIN (14-07-2015)

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Scritto da vocealta

rassegnaGrecia, Grecia, Grecia, non potrebbe essere altrimenti per i quotidiani. Tutto è incentrato sul piano da oltre 80 miliardi (da 82 a 86) che dovrà essere approvato dal Parlamento greco. La sconfitta di Tsipras, le accuse di Varoufakis, la vittoria sbiadita della Merkel. Quasi tutti hanno la foto del leader greco a testa bassa in camicia con la giacca appoggiata dietro la schiena. Di altro c’è poco. “Atene si arrende, riforme dure in cambio di aiuti” titola il Corriere.  Repubblica opta per “L’intesa Ue spacca la Grecia”. Il Sole: “Grecia, 86 miliardi e misure shock”.

Il Papa. Innanzitutto il colpo di Repubblica e Stampa che intervistano papa Bergoglio di ritorno dall’America Latina, il pontefice parla anche della crisi: “La Grecia deve essere salvata ma i governanti greci che hanno portato avanti questa situazione di debito internazionale hanno una responsabilità. Col nuovo governo è iniziata una revisione un po’ giusta”. Parla anche della sua allergia all’economia perché il padre, ragioniere, portava il lavoro a casa. E del processo di disgelo tra Usa e Cuba. «Non mi sono offeso per il crocifisso con la falce e martello regalatomi dal presidente boliviano Morales».

Ma torniamo alla Grecia. Sul Sole editoriale del direttore Roberto Napoletano che ci conclude così: “La verità, ciò ci insegna la lezione greca di questi giorni, è che senza la lungimiranza di condividere la cessione di sovranità nazionali, la visione e la capacità di realizzare davvero gli Stati Uniti d’Europa, il sogno europeo non farà molta strada e alimenterà una spirale perversa, di sfiducia reciproca, tra ricchi e poveri e viceversa, non più riconciliabile. Di sicuro i Padri Fondatori, a partire da quelli del Nord Europa, si rivoltano nella tomba”.

Più o meno in linea è Paul Krugman, tradotto dal Nyt su Repubblica: “Il progetto europeo è morto. Più ripicca che austerity, così si rischia di uccidere l’Unione”.

Così anche Marta Dassù in prima pagina sulla Stampa: “L’Europa cambi se vuole un futuro”: «Ha perso la Grecia, ma ha perso anche la Germania. E abbiamo perso, come Europa, credibilità e tempo».

Sul Corriere, Alesina e Giavazzi tornano in coppia per l’editoriale in prima pagina. “Dal 2010 al 2014 la Grecia ha continuato a ricevere dai Paesi europei, dalla Bce e dal Fondo monetario un flusso netto positivo di aiuti, cioè più denaro di quanto dovesse pagarne in interessi sul suo debito estero (Ken Rogoff e Jeremy Bulow,www.vox.eu). Solo quest’anno, dopo che Tsipras ha arrestato il processo di riforme, il flusso netto è diventato negativo. E con esso la crescita. Dopo anni di recessione la Grecia nel 2014 aveva ricominciato a crescere: quest’anno il segno è di nuovo negativo. Questi sono i numeri. Il resto è ideologia e politica. Se la Grecia geograficamente si trovasse al posto del Portogallo, anziché nel mezzo del Mediterraneo fra Siria e Turchia, sarebbe già fuori dall’euro”.

Paolo Mastrolilli intervista per La Stampa Hillary Clinton: «Bene l’intesa ma basta con l’austerità. Nel mondo di oggi tutto è legato, la Grecia che non cresce può avere effetti negativi sugli Usa».

Tante le analisi interessanti sul Sole, da Bastasin a Masciandaro. Segnaliamo un articolo che parte dalla prima di Carlo De Benedetti: “L’occasione perduta di Berlino”: «Siamo sicuri che quella di cui stiamo parlando da mesi sia la crisi greca? E se fosse la crisi tedesca? Per chiresta convinto che il nostro futuro è più che mai legato al sogno di un’Europa autenticamente unita, è quest’ultima la vera questione che andrebbe messa in primo piano, è l’incapacità di Berlino di porsi al livello della responsabilità alta che la storia europea gli assegna in questo inizio di millennio».

Di lezione brutale scrive Adriana Cerretelli sul Sole. Di bagno di realtà per i populismo europei Federico Fubini sul Corriere. Lucio Caracciolo su Repubblica si spinge a dichiarare che “La Grecia ha cessato di esistere come Stato indipendente. Restano i greci. Chiamati a sopportare non solo devastanti sacrifici economici ma anche l’umiliazione di vedersi trattati da minori cui è interdetta la gestione dei propri affari”. Caracciolo fa un passaggio anche sul ruolo dell’Italia: “Ha evitato di esporsi. Primo, perché non avremmo potuto permettercelo, consci di percorrere un crinale sempre pericoloso. Secondo, perché quando in Europa il gioco si fa duro, noi non siamo abilitati a parteciparvi. O forse non ci sentiamo di farlo. Eppure in questa come in altre crisi – qualcuno ricorda l’Ucraina? – abbiamo visto Vilnius e Bratislava in prima linea. Paradossi di un’Europa impazzita”.

Il Piano greco è ovviamente ovunque. “Mega-privatizzazioni, riforme lampo e pacchetto crescita. Così si sono inasprite le condizioni: dall’Iva alle pensioni”,  su Repubblica.

Di bailout a caro prezzo scrive Beda Romano sul Sole: “Accordo da 82-86 miliardi con i creditori in cambio di riforme. Diciassette  ore di negoziato tesissimo. Entro domani il Parlamento greco deve varare le riforme di Iva e pensioni”.

Tonia Mastrobuoni su La Stampa racconta come Draghi abbia tenuto testa alla Germania e difeso il ruolo del fondo salva-Stati. Descrive lo scontro tra il presidente della Bce e il ministro Schauble sugli aiuti.

Per il Corriere della Sera anche la Merkel esce ridimensionata: “fuori dipinta come cinica affossatrice di Atene, a Berlino vedrà crescere il disamore per la Ue”, scrive Danilo Taino.

Anche per Repubblica quella della Cancelliera è una vittoria di Pirro.

Su La Stampa, invece, il politologo francese Moisi elogia Hollande: «Ha avuto coraggio politico, in Francia la sua popolarità calerà. Accordo voluto da Parigi e Berlino. L’Italia conta poco ma Renzi ha migliorato la sua immagine».

Varoufakis va all’attacco, sottolinea Repubblica (e non solo): “Umiliati, Tsipras ha ceduto”. Il governo rischia di saltare.

Ora – scrive Da Rold sul Sole – Tsipras cerca una nuova maggioranza: “Syriza si spacca e gli alleati nazionalisti preannunciano un no alle riforme”.

Sul Corriere reportage di Imarisio proprio sulle spaccature all’interno di Syriza: «Addio al sogno. È stato bello crederci, ora inizia l’inverno nucleare».

“La bandiera strappata della sinistra europea” è il titolo dell’analisi di Stefano Folli su Repubblica.

Grexitaly. Il Sole intervista il ministro dell’Economia Padoan: “Percorso ancora difficile e non scontato. Ora avanti sull’Unione politica”.

Il Corriere intervista Umberto Bossi che si schiera in opposizione a Salvini: “Uscire dall’euro rafforzerebbe il centralismo romano”.

Cuperlo, sempre sul Corriere, parla di fallimento del Pse.

Politica interna. Il Giornale sintetizza così la situazione: “Nozze gay ,Rai e  nuovo Senato: qui il Governo rischia”.

“Rai, il governo accelera. Subito la riforma, sarà legge entro agosto. A settembre la nomina del nuovo cda a sette. Due donne in corsa per il ruolo di amministratore delegato: Marinella Soldi e Maria Patrizia Grieco”, scrive Tommaso Ciriaco per Repubblica.

Caso intercettazione Adinolfi-Renzi, il Fatto intervista il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini: «Non bisogna indebolire lo strumento investigativo delle intercettazioni, ma il legislatore valuti un intervento. Ho detto che già con le norme vigenti, casi come quelli assurti alle cronache possono essere evitati. Ma non è una critica ai magistrati napoletani. Stiamo aspettando l’esito degli accertamenti e solo dopo decideremo il da farsi».

Sempre sul Fatto, intervista al grillino Roberto Fico: «Stiamo diventando grandi, attenti agli opportunisti».

Libero riporta la notizia che Claudio Scajola intende iscriversi al partito radicale.

Pillole. Su Repubblica una pagina sulla vita in carcere di Maria Giulia Sergio, definita lady Jihad: “Credere in Allah non è terrorismo”.

Da segnalare, su tutti i giornali, l’allarme di Bankitalia per corruzione e riciclaggio nei pubblici uffici.

Ultima battute per l’accordo sul nucleare con l’Iran ai negoziati di Vienna.

La morte di mister Nintendo, Satoru Iwata. Ne scrive il Corriere in prima pagina. 

 

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