La famiglia di lei sta dalla parte del marito anche se lui la tradisce. Lei parla e lui non l’ascolta. Lui esce di casa senza mai dire dove va. La famiglia di lui acconsente che il marito alzi le mani. Vale la presunzione di colpevolezza della donna se un matrimonio è in crisi. Per tutte quelle donne egiziane che si vogliono sfogare, che proprio non ce la fanno più dei loro mariti e delle pressioni della società ma non sanno a che santo, a che imam e a quale familiare rivolgersi, ora possono gridare “basta,voglio divorziare” su Radio Motalakat, radio divorzio, la prima emittente radiofonica nel mondo arabo dedicata a tutte quelle donne in balia tra le attese tradite e le difficoltà della vita di coppia.
Radio Divorzio (http://motalakatradio.blogspot.com/) non è sono una valvola di sfogo dove lanciare invettive contro i mariti, le suocere e stramaledire il giorno in cui hanno accettato di sposare il Mr. Right senza sapere nulla del suo background, della sua personalità e senza neppure aver condiviso un minimo di intimità. Lanciata lo scorso giugno da Mahasen Saber, una donna egiziana divorziata e madre di un figlio, Radio Divorzio è una piattaforma radiofonica il cui palinsesto è pensato sia per gli sfoghi femminili ma anche per affrontare preparate il labirinto burocratico-maschilista delle corti egiziane e aiutare le donne nel sostenere lo stigma post divorzio. La radio svolge anche un lavoro di lobbying per alimentare il dibattito nei media su temi come la custodia dei figli e la garanzie economiche che devono spettare alle future ex mogli. La Saber stessa fa la sponda tra radio e talk show televisivi egiziani a difendere le istanze delle donne divorziate e a controbattere le interpretazioni religiose-culturali dei politici e delle figure religiose conservatrici.
La Saber ha fondato l’emittente radiofonica dopo aver vissuto sulla sua pelle, secondo quello riportato nelle sue interviste, l’arcano e lentissimo sistema giudiziario e l’ostracismo sociale da parte degli uomini delle corti egiziane. I webcast e i talk show sono in arabo classico colloquiale e facili da capire. Lo slogan della radio è : “vedere la vita in modo diverso”. Ma anche in modo realista. Mentre l’establishment politico e religioso egiziano ammettono che c’è una diminuzione del tasso di matrimoni, sono invece reticenti nell’ammettere pubblicamente l’ascesa dei divorzi e condannano come traditori della cultura religiosa coloro che pubblicamente o nei media asseriscono che il matrimonio non è il lasciapassare all’indipendenza delle donne, non garantisce automaticamente il rispetto della società e non è la chiave che apre la porta della normalizzazione della vita sessuale.
La vita per una coppia in Egitto e nel resto del mondo arabo è già piuttosto in salita fin dalla partenza. In base a una ricerca della Middle East Youth Initiative presso il Think Tank The Brookings Institute, il costo della cerimonia matrimoniale in Egitto corrisponde a circa 43 mesi di stipendi dello sposo e del padre dello sposo. Non bastasse; nella terra dei faraoni, l’inflazione è al 23% e venti milioni di lavoratori egiziani sono disoccupati.
Ma se il fattore economico è la causa principale della diminuzione dei matrimoni, l’interferenza delle famiglie, la frustrazione sessuale, la scarsa comunicazione tra marito e moglie, la poca chiarezza sulla spartizione delle responsabilità coniugali, l’invasione della privacy da parte delle famiglie, dei colleghi e dei vicini di casa, sono le cause maggiori che hanno determinato i 85 mila casi di divorzio nel 2008 nella terra dei faraoni, il 9,4% in più rispetto all’anno precedente. Secondo Campas, la Central Agency for Public Mobilisation and Statistics, un terzo dei matrimoni egiziani termina entro il primo anno di vita coniugale.
Ma non è un problema esclusivo dei musulmani in medio oriente. La sindrome dei divorzi colpisce anche i musulmani in nord America. Il tasso di American Muslim che decidono di separarsi è del 37%. ” l divorzio è in ascesa nelle comunità musulmane in Nord America e non siamo preparati a gestire questa situazione ” ha detto l’Imam Mohamed Magid vice presidente dell’Islamic Society of North America. Oltre all’interferenza delle suocere, soprattutto quelle signore vecchio stampo arabe che esportano in nord America le prerogative culturali che riguardano il matrimonio e le prassi interpersonali tipiche dei paesi d’origine, le cause dei divorzi hanno per la maggioranza dei casi a che fare con relazioni extraconiugali, la vocazione al cyber sex, la sindrome del dottor Jekyll e mister Hide (ovvero la metamorfosi conservativa di lui e libertina-ribelle di lei dopo il matrimonio), le aspettative professionali della moglie, la scarsa conoscenza reciproca soprattutto sulle condizioni di salute e sulle passate relazioni del proprio partner. Matrimonio a mosca cieca. (Da il Sole24Ore)
Radio Divorzio (http://motalakatradio.blogspot.com/) non è sono una valvola di sfogo dove lanciare invettive contro i mariti, le suocere e stramaledire il giorno in cui hanno accettato di sposare il Mr. Right senza sapere nulla del suo background, della sua personalità e senza neppure aver condiviso un minimo di intimità. Lanciata lo scorso giugno da Mahasen Saber, una donna egiziana divorziata e madre di un figlio, Radio Divorzio è una piattaforma radiofonica il cui palinsesto è pensato sia per gli sfoghi femminili ma anche per affrontare preparate il labirinto burocratico-maschilista delle corti egiziane e aiutare le donne nel sostenere lo stigma post divorzio. La radio svolge anche un lavoro di lobbying per alimentare il dibattito nei media su temi come la custodia dei figli e la garanzie economiche che devono spettare alle future ex mogli. La Saber stessa fa la sponda tra radio e talk show televisivi egiziani a difendere le istanze delle donne divorziate e a controbattere le interpretazioni religiose-culturali dei politici e delle figure religiose conservatrici.
La Saber ha fondato l’emittente radiofonica dopo aver vissuto sulla sua pelle, secondo quello riportato nelle sue interviste, l’arcano e lentissimo sistema giudiziario e l’ostracismo sociale da parte degli uomini delle corti egiziane. I webcast e i talk show sono in arabo classico colloquiale e facili da capire. Lo slogan della radio è : “vedere la vita in modo diverso”. Ma anche in modo realista. Mentre l’establishment politico e religioso egiziano ammettono che c’è una diminuzione del tasso di matrimoni, sono invece reticenti nell’ammettere pubblicamente l’ascesa dei divorzi e condannano come traditori della cultura religiosa coloro che pubblicamente o nei media asseriscono che il matrimonio non è il lasciapassare all’indipendenza delle donne, non garantisce automaticamente il rispetto della società e non è la chiave che apre la porta della normalizzazione della vita sessuale.
La vita per una coppia in Egitto e nel resto del mondo arabo è già piuttosto in salita fin dalla partenza. In base a una ricerca della Middle East Youth Initiative presso il Think Tank The Brookings Institute, il costo della cerimonia matrimoniale in Egitto corrisponde a circa 43 mesi di stipendi dello sposo e del padre dello sposo. Non bastasse; nella terra dei faraoni, l’inflazione è al 23% e venti milioni di lavoratori egiziani sono disoccupati.
Ma se il fattore economico è la causa principale della diminuzione dei matrimoni, l’interferenza delle famiglie, la frustrazione sessuale, la scarsa comunicazione tra marito e moglie, la poca chiarezza sulla spartizione delle responsabilità coniugali, l’invasione della privacy da parte delle famiglie, dei colleghi e dei vicini di casa, sono le cause maggiori che hanno determinato i 85 mila casi di divorzio nel 2008 nella terra dei faraoni, il 9,4% in più rispetto all’anno precedente. Secondo Campas, la Central Agency for Public Mobilisation and Statistics, un terzo dei matrimoni egiziani termina entro il primo anno di vita coniugale.
Ma non è un problema esclusivo dei musulmani in medio oriente. La sindrome dei divorzi colpisce anche i musulmani in nord America. Il tasso di American Muslim che decidono di separarsi è del 37%. ” l divorzio è in ascesa nelle comunità musulmane in Nord America e non siamo preparati a gestire questa situazione ” ha detto l’Imam Mohamed Magid vice presidente dell’Islamic Society of North America. Oltre all’interferenza delle suocere, soprattutto quelle signore vecchio stampo arabe che esportano in nord America le prerogative culturali che riguardano il matrimonio e le prassi interpersonali tipiche dei paesi d’origine, le cause dei divorzi hanno per la maggioranza dei casi a che fare con relazioni extraconiugali, la vocazione al cyber sex, la sindrome del dottor Jekyll e mister Hide (ovvero la metamorfosi conservativa di lui e libertina-ribelle di lei dopo il matrimonio), le aspettative professionali della moglie, la scarsa conoscenza reciproca soprattutto sulle condizioni di salute e sulle passate relazioni del proprio partner. Matrimonio a mosca cieca. (Da il Sole24Ore)