Tanti under 35 si stanno impegnando in Anga, l'associazione che riunisce giovani imprenditori agricoli e che ha l'obiettivo di valorizzare il settore agricolo. Per conoscere meglio la realtà associativa in vista del Convegno Quadri di giugno, Vocealta.it ha intervistato Clemente Pellegrini, presidente di Anga Toscana, che parteciperà all'iniziativa fortemente promossa dal presidente nazionale di Confagricoltura giovani, Raffaele Maiorano.
Vorrei che ci raccontasse un po’ di lei e della sua azienda.
«Ho 39 anni e sono viticoltore e olivicoltore di Chianti classico dell’azienda “Castel Ruggero Pellegrini”. Combino la tradizione familiare con l’innovazione offerta dall’avanzamento tecnologico e dal progresso scientifico. Possiedo quasi 200 ettari complessivi, di cui sedici circa di uliveto e sette di vigneti. Abbiamo tre dipendenti e siamo specializzati nella produzione di uva Chianti classico e olio Chianti classico. La nostra esperienza ci ha permesso di essere annoverati tra i migliori produttori d’olio al mondo nelle riviste di settore».
Al Convegno Quadri parlerà di qualità, sostenibilità e innovazione qual è il suo parere in merito a questi argomenti?
«Sono convinto che la qualità la faccia l’imprenditore ancora prima dell’azienda. Bisogna parlare di imprenditoria di qualità, altrimenti “qualità” diventa un termine vago. Tutti possono dire che fanno qualità, ma questa è tale solo se la si gestisce in forma imprenditoriale: quando si ha un’attenzione verso le tecnologie e le analisi di bilancio, ad esempio. L’innovazione, da un lato, è l’unica strategia per distinguerci ed essere riconoscibili in un mercato competitivo. Dall’altro, l’innovazione permette di coniugare la sostenibilità economica con la sostenibilità ambientale. Una sostenibilità minacciata dalla competitività. È necessaria dunque una leva sindacale affinché venga tutelata la competitività del nostro Paese. I nostri prodotti, infatti, vengono confrontati con altri che non rispettano il territorio e l’ambiente come noi lo rispettiamo in Italia».
Cosa l’ha spinta ad impegnarsi in Anga e cosa rappresenta per lei questa associazione?
«Mi sono impegnato in Anga perché nell’agricoltura sono presenti tanti paradossi e disuguaglianze. Questo settore è poco conosciuto e, sebbene tutti ne parlino, nessuno è realmente preparato a farlo. Per questo ho voluto dare un contributo all’interno dell’associazione e propormi come presidente regionale: per portare le istanze della Toscana e contribuire a lanciare segnali nazionali, in modo che l’agricoltura possa avere il ruolo che merita. Meno burocrazia e più etica. L’agricoltura è un settore che non si può delocalizzare, è come la cultura dei nostri musei. Per questo occorre valorizzarla al meglio. Se tornassi indietro cercherei di fare ancora più di quello che ho fatto».