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La Polonia e l’Europa smemorata

Che delusione questa Europa che non va neppure a rendere omaggio alle spoglie del presidente di una Nazione, quella polacca, che tanto ha dato alla storia del Vecchio Continente e alla difesa della sua integrità dalla minaccia islamica, prima, e comunista, dopo.
Che miopia da parte delle cosiddette elités governative di Bruxelles e Washington non aver compiuto l’atto di testimonianza alla cerimonia di commemorazione del presidente Kaczynski e delle altre 96 vittime del disastro aereo della settimana scorsa.
Come non capire che, oggi più che mai, la Polonia europea, la Polonia alleata della Nato, è sospesa tra Oriente e Occidente e che su di lei si stende la mano astuta e ben disposta della Nuova Russia del presidente Medvedev?
Nessuno sentiva il bisogno che un oscuro presidente (lussemburghese?) della Commissione europea ci confermasse una volta in più come sta degenerando un’Unione europea che non è certo quella pensata da De Gasperi, Adenauer e Schumann all’indomani del secondo conflitto mondiale.
Se i nostri governanti di oggi sapessero, come quelli di ieri, come i polacchi del re Jan Sobieski nel 1683 salvarono Vienna e l’Europa dall’invasione turca e come i polacchi del maresciallo Pilsduski salvarono a Varsavia nel 1920 l’Europa dalla minaccia sovietica, certamente sarebbero saliti su un auto e si sarebbero precipitati in Polonia.
Oggi la Polonia è un grande Paese, conscio delle proprie potenzialità, giovane ma con un passato fiero. Un interlocutore che, non a caso, i russi corteggeranno con sempre maggiore insistenza. Ma vallo a spiegare ad Obama, perfetto interprete dell’incapacità del mondo progressista americano ed europeo di difendere, con la Polonia, l’essenza dell’Europa libera!
A poche ore dalla fine della settimana di lutto nazionale l’ex presidente della Repubblica Lech Walesa si dice disponibile ad accettare la candidatura, qualora gli venga offerta. Ma da chi? Non Legge e Giustizia, il partito dei gemelli Kaczynski, con cui Walesa ha polemizzato anche radicalmente. Non Piattaforma Civica, il partito del premier Tusk, che ha già scelto il presidente ad interim Komorowski. Ed è proprio Komorowski il favorito delle elezioni presidenziali, fissate con procedura d’urgenza per il 20 giugno. Nel caso nessun candidato raggiungesse il 50%, il ballottaggio si svolgerebbe il 4 giugno.  Intanto due sondaggi pubblicati sulla stampa polacca danno proprio il presidente della Dieta (la Camera bassa) Komorowski nettamente favorito per la presidenza. Il candidato del partito di governo Piattaforma civica è al 55% in un rilevamento e al 39,3% in un altro, ed è nettamente avanti al possibile rivale, il gemello del defunto presidente Jaroslaw Kaczynski, dato al 32% o al 18,2%. Kaczynski, per la verità, non ha ancora annunciato se intenda candidarsi. La decisione del partito è attesa per sabato. Al di là degli sviluppi dei fatti di cronaca e della politica spicciola, non si può che guardare con rispetto e ammirazione ai polacchi: il loro destino ha sempre avuto un carattere assolutamente peculiare rispetto agli altri. Destino o caso, per esempio, che gran parte della classe di governo sia morta in un incidente aereo mentre andava a commemorare l’assassinio di 22 mila connazionali durante la seconda guerra mondiale? Destino o caso, che si sia levata una nube di cenere da un vulcano islandese, che ha sostanzialmente isolato la Polonia nel suo dolore e nel salutare per l’ultima volta 97 concittadini illustri morti?
Destino o caso, che questa immane tragedia sia accaduta a pochi giorni dalla Pasqua di Passione e Resurrezione?
C’è una suggestiva e potente visione filosofica della storia di questo cattolicissimo Paese, il Messianismo, che aiuta a comprendere lo stato d’animo con il quale non da oggi i polacchi sono capaci di superare le difficoltà, anche le più aspre. Secondo il Messianismo al popolo polacco è stato riservato un destino storico di espiazione fra tutti gli altri popoli, rivivendo collettivamente la passione di Gesù Cristo e purificandosi così, attraverso l’umiliazione della disfatta nazionale, che lo avrebbe condotto a riscoprire i veri valori dello spirito. Solo allora esso sarebbe stato degno di risorgere: ma prima, prima di risorgere, era necessario che morisse che scendesse nel sepolcro.
Nessuno si stupisca, quindi, se dalla collina del castello del Wawel rinascerà una Polonia ancora più forte.

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