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La legge di Stabilità non convince la Corte dei Conti

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Anche la Corte dei Conti critica la legge di stabilita’. Dopo i dubbi espressi ieri dai tecnici di Camera e Senato e le proteste delle Regioni, oggi la magistratura contabile sottolinea che la manovra “in deficit lascia nodi irrisolti” e che serviva un intervento sull’Iva. La scelta di politica economica fatta dal Governo nella legge di Stabilita “utilizza al massimo gli spazi di flessibilita’ disponibili, riducendo esplicitamente i margini di protezione del conti pubblici, e lascia sullo sfondo nodi irrisolti (clausole, contratti pubblici, pensioni) e questioni importanti (quali il definitivo riassetto del sistema di finanziamento delle autonomie territoriali”, afferma il presidente Raffaele Squitieri, in un’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

La legge di Stabilita’ “sconta il carattere temporaneo di alcune coperture e il permanere di clausole di salvaguardia rinviate al futuro”, aggiunge. “Le condizioni economiche” del Paese “avrebbero potuto consigliare l’adozione di interventi sulla spesa fiscale (riguardanti ad esempio un articolato intervento sulle aliquote Iva agevolate o sulla stessa struttura delle aliquote Iva) eventualmente attutiti (ma non annullati) con misure di sgravio”, dice ancora Squitieri. Inoltre la Corte dei Conti sottolinea che “con l’abolizione dell’Imu e della Tasi sulla prima casa, la principale fonte di finanziamento manovrabile degli enti riguarda le abitazioni diverse dalla prima casa, su cui continuera’ a vivere il dualismo Tasi-Imu, con la conseguenza che la maggioranza dei servizi indivisibili forniti dai Comuni gravera’ di regola sui non residenti”. Sull’abolizione delle tasse sulla prima casa interviene anche la Banca d’Italia: “Sulla base dell’evidenza empirica finora disponibile, potrebbe avere effetti sui consumi circoscritti alle famiglie soggette a vincoli di liquidita’”. Il vice direttore generale, Federico Signorini, evidenzia poi che “un limite al trasferimento di contante, anche basso, va mantenuto”. Non solo, Bankitalia avverte che la riduzione del debito pubblico, gia’ a partire dal 2016, e’ “un impegno chiave” e “non va mancato”.

Per ridurre la spesa pubblica, invece si potrebbe “verificare” se “vi sono aree in cui si possono ridurre i costi per la collettivita’ dando al mercato maggiore spazio di azione in materia di interesse collettivo, sotto controllo, regolamentazione e indirizzo pubblici”. Lo stop della Tasi non piace nemmeno all’Ufficio parlamentare di bilancio: “Sottrae leva manovrabile ai Comuni”, sottolinea il presidente, Giuseppe Pisauro. Per l’Upb inoltre la previsione macroeconomica programmatica del governo per il 2015-2016 e’ “in linea con consenso del panel” dell’Ufficio parlamentare del Bilancio “anche se tende a essere ai limiti superiori” della forchetta, mentre per il 2017-2018 la “previsione appare eccessivamente ottimistica”.

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