La Commissione Ue tiene puntati i riflettori su Alitalia. L’Autorità antitrust di Bruxelles dovrà valutare se il prestito ponte da 900 milioni del governo italiano all'ex compagnia di bandiera violi la normativa europea sugli aiuti di stato.
I timori della Commissione riguardano la durata del prestito, da maggio 2017 fino a dicembre 2018, che potrebbe violare il termine di sei mesi per il salvataggio delle imprese. Inoltre, da Bruxelles arrivano accuse riguardo l’ammontare della cifra complessiva, che sembra ben oltre il minimo necessario per consentire all’azienda di sopravvivere.
Il Commissario europeo per la concorrenza, Margrethe Verstager, non vuole fare sconti al Belpaese: «È compito della Commissione garantire che i prestiti che gli Stati membri concedono alle imprese siano conformi alle norme dell'Ue in materia di aiuti di Stato. Verificheremo se il prestito concesso ad Alitalia è conforme a tali norme».
Contro la possibile interpretazione dell’autorità per la concorrenza interviene il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda che ha più volte sottolineato come il prestito concesso ad Alitalia è ai tassi di mercato (9,9%) e dovrà essere restituito al Tesoro.
Il pugno duro dell’Europa è necessario in un momento particolare per le compagnie aeree, che devono fronteggiare la concorrenza spietata delle compagnie low cost. In Francia siamo all’undicesimo giorno di sciopero dei lavoratori di Air France per l’aumento dei salari.
Lo scorso aprile il personale di Alitalia aveva deciso di bocciare il piano che prevedeva il taglio dei costi. Di conseguenza gli azionisti (Compagnia Aerea Italiana 51%, Etihad 49%) hanno deciso di chiudere con i finanziamenti. Il 2 maggio successivo Alitalia passò in amministrazione controllata e il governo concesse un prestito ponte pari a 600 milioni di euro a cui venne aggiunto un prestito di 300 milioni lo scorso ottobre. L’amministrazione controllata sta cercando dei nuovi acquirenti per i beni di Alitalia, tra le imprese interessate Lufthansa e Easyjet.
Il ministro Calenda ha più volte sottolineato che il prestito ancora non è stato utilizzato dalla compagnia grazie alla perfetta gestione controllata dei commissari.
Il Codacons rivendica l’esposto alla Commissione per aiuti di stato illegittimi. «Ancora una volta – commenta Carlo Rienzi, presidente dell’associazione – lo Stato ha utilizzato soldi pubblici per salvare una società privata portata alla soglia del fallimento da una gestione scriteriata, costata oltre 8 miliardi di euro ai contribuenti italiani».
Intanto l’azienda e i sindacati si accordano per prolungare le ore di cassa integrazione straordinaria fino al prossimo 30 ottobre per 1.480 dipendenti. Si tratta di un numero inferiore rispetto a quanto avesse chiesto la compagnia in una prima fase (1.680 dipendenti) e rispetto a quanti tutt’ora sono a carico dell’azienda (1.630).
Dal primo maggio saranno in cassa integrazione 1.030 addetti del personale di terra, 90 comandanti e 360 assistenti di volo, ma meno di 300 di questi saranno inseriti in cassa a zero ore (il numero esatto sarà deciso dai tavoli tra i sindacati e i commissari).
Contrastanti le dichiarazioni sindacali con Antonio Piras, segretario generale della Fit-Cisl che dichiara: ‹‹Ora occorre continuare a lavorare per trovare un partner industriale per il rilancio della compagnia›› mentre la Filt-Cgil sottolinea che ‹‹il confronto prosegue ora con i tavoli aziendali per il rinnovo del contratto, in scadenza il 30 aprile››.