Archivio Attualità

In ricordo di don Gianni

I funerali di don Gianni Baget Bozzo, teologo, politologo, guida, sacerdote, amico della redazione di A voce alta sono previsti  a Genova per lunedì 11 maggio alle ore 11.30 presso la Chiesa di Santa Maria a Carignano, dove per anni don Gianni ha officiato la Santa Messa e confessato i fedeli.
La redazione di A voce alta si stringe ai suoi cari, in primo luogo al presidente Berlusconi e ai colleghi della redazione di Ragionpolitica.
Alessandro Gianmoena, suo appassionato collaboratore, ha scritto parole nelle quali si riconoscono migliaia di giovani italiani: ‹‹Don Gianni mi ha insegnato il valore profondo della libertà in un tempo in cui il popolo si stava liberando dalle ideologie del Novecento. Ho condiviso con lui un percorso non solo politico e culturale, ma anche umano e spirituale. La sua fede mistica era il fuoco del suo motore››.
A chi, come me, ha capito solo tardivamente lo straordinario valore e spessore culturale di quest’uomo, unico e irripetibile come Dio l’ha voluto, resta l’ingrato compito di piangerlo e di rimpiangere le mille occasioni perdute non avendolo apprezzato, ascoltato, capito.
Offriamo ai lettori di A voce alta una delle tante straordinarie profezie di don Gianni.

 

L’ultima profezia del Cardinale Ratzinger
di don Gianni Baget Bozzo – tratto da Il Giornale del 1 giugno 2000

Il ruolo del cardinale Ratzinger è divenuto singolare nella storia del Santo Uffizio: egli è indotto ad assumere un ruolo profetico e a svolgere quindi il ruolo classico dei profeti, quello di critica delle istituzioni. E a compiere questo ruolo come appello al popolo, come ultimo custode della ortodossia della Chiesa.
In una intervista a La Croix, il cardinale ha detto ciò che da molto tempo tanti pensano e dicono e che ci ha già più volte detto. L’arbitrio nelle celebrazioni della Messa cattolica è, giunto ad un tale livello per cui ciò che sembra una Messa cattolica in realtà non lo sia più. La volontà dei celebranti si è sostituita alla obiettiva intenzione che la Tradizione cattolica pone sulla liturgia. Il cattolico dei banchi può domandarsi se, oltre a dovere respingere molto di quel che il prete dice nella predica, debba dubitare non solo che l’omelia non sia la Parola ma anche il Sacramento non sia tale: ossia che il celebrante abbia sostituito la sua intenzione alla intenzione della Chiesa.
Ratzinger mette in causa il clan dei liturgisti, che ritiene che la storia della liturgia cattolica sia cominciata con la riforma di Paolo VI: e prima c’era solo il caos. Chi legge i commenti di padre Falsini sulla rivista dei Paolini (povero don Alberione) ” Vita Pastorale” ha l’esempio di questa lettura sovversiva della liturgia.
Il criterio di queste variazioni è univoco: tutte tendono a ridurre l’Eucarestia ad un atto dell’assemblea, che esprime in tal modo la sua unità cristiana: cade di fatto il medesimo concetto di Sacramento.
Non sono di variazioni soggettive che vanno in molte opposte direzioni: sono cambiamenti di modello di riferimento, sono sistematiche: tendono a far sì che la Messa non sia più celebrata come rinnovazione del Sacrificio della Croce e della comunicazione della vita divina attraverso la presenza reale del Cristo nelle speci eucaristiche, ma come una autoposizione dell’assemblea che è essa stessa a porre il carattere cristiano del suo atto. Si tratta non di preti balzelloni ma di una eresia diffusa, che marginalizza sia il Cristo che il popolo cristiano.
Il Cardinale Ratzinger offre al popolo cristiano il diritto di riprendere la parola e di chiedere la riforma della riforma: a cominciare dalla restituzione dell’altare rivolto verso Oriente non verso il popolo.
Se una cosa colpisce nell’islam è la capacità degli islamici di avere veri atti di adorazione; non al vero Dio, ma sempre atti di adorazione. E questo è già, un problema per l’identità cristiana,
Dalla Messa cristiana è sparita l’adorazione, tutto è divenuto come una fraterna comunione dell’uomo con sé stesso.
Il Cardinale Ratzinger ha autorità, vede a tempi prestabiliti il Papa: perché egli, invece di rivolgersi al Papa per chiedere la riforma della riforma litturgica si rivolge al popolo cristiano? E cerca di dargli ciò che gli è stato tolto, cioè il diritto alla parola in ciò che lo tocca massimamente, cioè la liturgia della Messa? Qui sta la radicalità del problema.
Ma come può protestare il popolo cristiano se non nella forma divenuta consueta, dell’abbandono? Abbandono della Messa, abbandono dei seminari, abbandono da parte dei preti stessi della vita parrocchiale. E’ un principio di morte che opera, la zizzania seminata dal” Nemico” di cui parla una parabola del Signore. Il Cardinale esprime ciò che conviene ad un gesto profetico; un ammonimento. Un profeta che annuncia annuncia anche il divino castigo: Dio esce dal tempio in mezzo al suo popolo. E’ accaduto tante volte nella storia della Chiesa questo gesto divino espresso splendidamente dal profeta Ezechiele.

Riguardo l'autore

vocealta