Il 7 e 8 giungo a Roma si terrà il Convegno Quadri di Anga, l’Associazione Nazionale dei Giovani Imprenditori Agricoli, che proprio quest’anno festeggia i suoi sessant’anni di costituzione. Anga, parte integrante della Confagricoltura, tra le principali e più antiche organizzazioni degli agricoltori in Italia, è attiva su tutto il territorio nazionale.
In vista dell'evento, abbiamo chiesto ai presidenti regionali e provinciali, ossia coloro che vivono la realtà di Anga in prima persona e saranno i protagonisti del Convegno Quadri, di raccontarci la loro esperienza e descriverci i valori e gli obiettivi dell'Associazione.
Alle nostre domande ha risposto Francesco Manca, presidente di Anga Ferrara.
Si racconti. Ci parli di lei, della sua esperienza professionale e della sua azienda.
«Ho 32 anni e due lauree: una agraria e una in filosofia. Ho fatto quindi un percorso un po’ particolare che rispecchia le mie due diverse anime, quella umanistica e quella imprenditoriale. Quest’ultima ha preso il sopravvento nell’ambito lavorativo. Terminati gli studi, infatti, sono tornato a Ferrara nell’azienda di famiglia, l’”Azienda Agricola Manca Francesco”, nella quale coltiviamo grano, soia, barbabietole e mais. Una piccola parte dell’azienda è ubicata invece in Veneto dove stiamo progettando di piantare alberi di nocciolo e dove ci occupiamo anche di viticoltura. Ho numerosi progetti in cantiere, sto cercando di conoscere, anche grazie agli altri imprenditori in Anga, le migliori strategie che siano in grado di apportare innovazione e migliorie graduali alla mia azienda, dopo averla ereditata da mio padre».
Al Convegno Quadri di Anga si parlerà di giovani e sindacato. Qual è la sua posizione in merito?
«Il dibattito su giovani e sindacato sarà centrale durante la due giorni. La ritengo infatti una questione metodologica: troppo spesso l’imprenditore agricolo corre il rischio di isolarsi all’interno della propria azienda, rinunciando alla ricerca di nuovi spunti e al confronto con altre imprese, perdendo così numerose occasioni di crescita, fondamentali per chi vuol essere imprenditore. L’Anga è potenzialmente uno spazio ottimale per dialogare e scambiarsi opinioni. È necessario però adottare un metodo che permetta di raccogliere tutti gli spunti di riflessione in modo efficace. Ben venga, quindi, l’idea di costituire, in occasione del Convegno Quadri, un tavolo di lavoro su “giovani e sindacato”, per fissare gli obiettivi da raggiungere come Anga. Sarà un’occasione per riflettere sul come si lavora insieme».
Per quanto riguarda invece qualità e sostenibilità, gli altri due macro argomenti del Convegno Quadri?
«Qualità e sostenibilità saranno protagoniste di altrettanti tavoli di lavoro. Sono tematiche interessanti e attuali che caratterizzano il nostro settore e dovranno essere analizzate nel dettaglio, evidenziandone i punti di forza e le criticità. C’è molta confusione: molti miti, troppe fake news. È necessaria una voce chiara, credibile. A noi giovani, armati di dinamismo e della capacità di pensare fuori dagli schemi spetta diffonderla per rilanciare Confagricoltura. La sostenibilità in ambito agricolo è erroneamente percepita come una tassa ambientale che l’agricoltore deve pagare per avere un beneficio e essere in regola con la legge, quando in realtà rappresenta uno dei grandi driver dell’attualità che traccia e identifica il nostro lavoro. Occorre quindi mettere in atto un cambiamento culturale volto a comprendere e tradurre le diverse sfaccettature della sostenibilità (economica, sociale e ambientale), così da permettere alla prassi aziendale di restare al passo con i tempi nel rispetto alla legge e dell’ambiente, sempre in una visione prospettica. La qualità è un concetto anch’esso controverso. Ci si chiede a tal prosposito se è un parametro scientifico o se dipende da ciò che percepisce il consumatore o ancora se è influenzata dal marketing. Sul tema si è aperto un dibattito interno molto intenso sia dal punto di vista strategico che sindacale. Noi imprenditori agricoli di Anga abbiamo bisogno di confrontarci per stabilire un metodo che ci permetta di definire univocamnete il parametro della qualità, per evitare così di essere travolti da altri fattori esterni».
Cosa l’ha spinta ad impegnarsi in Anga e cosa rappresenta per lei questa associazione?
Sono entrato in Anga per uscire da mio “orticello”, convinto di poter imparare da altre realtà virtuose e innovative e di poter trovare strategie comuni per le politiche agricole e sindacali. Nel contesto dell’economia agricola è necessario essere dinamici, efficaci e fare squadra. Del resto, molto banalmente, l’unione fa la forza».