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Il libro dell’estate per il ministro Gelmini

La sovrana lettrice, di Alan Bennet (edizione Adelphi, 13.50 euro): ecco la lettura che consigliamo al ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini per l’estate 2009. Al ministro dell’Istruzione piace leggere e dunque non sarà difficile scorgere nelle foto ferragostane della bella ministra berlusconiana sotto l’ombrellone il libricino azzurrino suggerito dal Predellino.
Perché proprio il libro di Bennet? Intanto perché è divertente, un libretto di evasione dotato di un buon sense of humor d’Oltremanica. E poi perché il libro racconta della passione sfrenata della regina d’Inghilterra per la lettura. Una passione che la conquista a ottant’anni suonati.
La sovrana lettrice si legge benissimo in principio, fatica un po’ a centro libro ma lascia un buon sapore in bocca grazie ad un sapido finale a sorpresa. Giusto quel che ci vuole a chi, come Gelmini, per varare una riforma importante come quella della Scuola, ha dovuto affrontare contestazioni, trattative estenuanti, presenze televisive, partecipazioni a convegni, incontri su incontri e chi più ne ha, più ne metta.
Tuttavia c’è un’altra ragione che ci spinge a suggerire al ministro della Scuola di leggere l’ultimo libro di Alan Bennet. Nel libro la sovrana, nel suo tardivo incontro con il piacere della lettura, ha una falsa partenza: un errore che rischia di compromettere il germoglio di desiderio di conoscenza della regina d’Inghilterra, nel libro di Bennet descritta come paradigma del lettore medio. La protagonista sceglie in biblioteca un libro un po’ troppo impegnativo, un mattoncino insomma.
E’ questo, ministro Gelmini, ciò che accade nelle scuole italiane già nei primi anni e poi irrimediabilmente durante gli anni delle Superiori. Gli studenti vengono intossicati dal 95% degli insegnanti di Lettere con pubblicazioni pesanti, indigeribili, che vaccinano ragazze e ragazzi dal virus della lettura che invece contagia l’anziana sovrana del Regno Unito e i pochi fortunati studenti che capitano in mano ad un 5% di docenti illuminati. A quale studente liceale, se non addirittura di scuola media, non è stato inflitto il diario di Anna Frank? Bello, certo. Ma forse un tantino triste?
Chi non è stato ‘ucciso’ da Cristo si è fermato ad Eboli o da Confessioni di un Italiano? E che dire de La casa in collina o de La ragazza di Bube? Libri che letti all’età giusta possono veramente scuotere il cuore ma che da adolescenti scuotono i testicoli. Il risultato? Siamo stracolmi di avvocati, commercialisti, dentisti e altri laureati a vario titolo che non sanno né leggere e né scrivere.
E poi ci sono le antologie: l’obiettivo unico, anche in questo caso, non è contaminare con il virus della lettura ma affastellare letture “d’obbligo”, l’Italo Calvino di turno piuttosto che Elio Vittorini o, perché no, l’indigeribile e immancabile capitolo tratto dalla Coscienza di Zeno.
Aridatece Pinocchio! Fateci leggere da adolescenti Raymond Radiguet, spingeteci a leggere, ma solo quando siamo maturi al punto giusto, Il nome della rosa: adoriamo Umberto Eco quando fa il suo mestiere, lo scrittore. E poi le antologie sono potenzialmente pericolose perché sono fatte per dare un’infarinatura dello sconfinato mondo della letteratura, sono fatte per ragguagliare. E come dice la regina d’Inghilterra nel libro di Bennet: ‹‹…ragguagliare non è leggere. Anzi, è l’esatto contrario. Il ragguaglio è succinto, concreto e pertinente. La lettura è disordinata, dispersiva e spesso invitante. Il ragguaglio esaurisce la questione, la lettura apre››.
Vogliamo, signor ministro, una scuola che inviti all’amore sfrenato per la letteratura. Dice la sovrana lettrice: ‹‹La letteratura mi appare come un vasto paese dai confini remoti, verso i quali mi sono diretta ma che non mi sarà mai dato raggiungere e ho cominciato troppo tardi. Non potrò mai recuperare››. È troppo, signor ministro,  chiedere il libro giusto all’età giusta?

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