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Il collasso del terzo polo

Scritto da vocealta

Il terzo polo politico italiano è al collasso dopo che il leader di Azione, Carlo Calenda, ha annunciato la fine del progetto del partito unico. La dichiarazione è arrivata poco dopo che i suoi fedelissimi avevano proposto un ultimo tentativo di conciliazione con Italia Viva, ma Calenda ha deciso di annullare l’incontro, sostenendo che “non c’è il clima giusto”. Tuttavia, dalla controparte sostengono di non erano stati informati della decisione del leader di Azione.

Dopo pochi giorni di scontri tra i dirigenti dei due partiti la situazione è precipitata e culminata con una riunione su un documento presentato da Azione che delineava il percorso verso il congresso che porterà alla fusione dei due partiti. Ma nessun accordo è stato raggiunto.

Tuttavia, la bomba è esplosa quando sulla Stampa è comparso un retroscena in cui Renzi definiva le richieste presentate da Calenda assurde. «Carlo è pazzo, ha sbagliato il dosaggio delle pillole», avrebbe dichiarato il leader di Italia Viva. Il leader di Azione ha letto l’articolo e ha commentato su Twitter: “Questa volta lo #staisereno non ha funzionato. Fine”. Il senatore Matteo Richetti ha aperto un ultimo spiraglio di trattativa, ma Calenda ha annullato l’incontro.

Le tensioni sono aumentate quando il leader di Azione ha presentato un documento con regole più stringenti di quanto gli alleati di aspettassero. In particolare, ha chiesto che Italia Viva voti il suo scioglimento alla partenza del congresso tra i due partiti, il prossimo 10 giugno, ma è disposto a concedere che questa decisione abbia effetto solo nel 2024. Italia Viva invece è intenzionata a votare lo scioglimento solo dopo l’elezione del futuro segretario del partito unico, cioè ad ottobre.

Il contrasto si è ingrandito anche per altre richieste che avrebbero irritato i renziani, come la richiesta di conferire immediatamente al partito unico il 70% dei fondi ottenuti dai due partiti e la richiesta che alle cariche ufficiali del partito si applichino le stesse regole etiche del Parlamento Europeo. Infine, Italia Viva sostiene che Calenda abbia chiesto lo stop alla Leopolda, la convention annuale che Renzi organizza a Firenze.

Il clima tra i due partiti è esasperato, con Calenda che sembra aver messo fine al percorso congiunto. Tuttavia, da Italia Viva, a partire da Renzi, assicurano che il percorso può e deve procedere. «Se Calenda ci sta, noi firmiamo», ha detto il senatore. Nonostante le dichiarazioni di Calenda sembrino definitive, dopo tutti i rivolgimenti di questi giorni, qualsiasi esito sembra ancora possibile.

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