Giustizia Quotidiana

Ingroia e il magistrato super partes

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Scritto da vocealta
Sabato, a Roma, sul palco allestito per ospitare interventi e performances della manifestazione in difesa della Costituzione è salito Antonio Ingroia, Procuratore aggiunto di Palermo e uomo-simbolo della lotta alla mafia. L’intervento del magistrato ha suscitato un vespaio di polemiche: non tanto per ciò che ha detto, ma per la sede in cui lo ha detto. Si è riaffacciata la polemica sui giudici e i PM che scelgono manifestazioni politiche per esprimere il loro punto di vista; qualcuno lo ha difeso a spada tratta, altri hanno preso le distanze. Fra questi, anche Eugenio Scalfari, guru della sinistra, il quale ha detto a Otto e Mezzo che sì, l’espressione del proprio pensiero non è per il magistrato un illecito disciplinare, ma, insomma, lui avrebbe evitato di esporsi così in una manifestazione a sfondo politico.

Per carità, sebbene molti storcano il naso, è giusto e per certi versi doveroso che gli appartenenti all’ordine giudiziario dicano la loro su riforme che li toccano direttamente, e in una certa misura si presentano come dirompenti ai loro danni.

Tuttavia, per un magistrato che partecipa a manifestazioni più o meno “colorate” dal punto di vista politico –quale che ne sia l’orientamento- è sempre doveroso mettere nel conto che questo tipo di esposizione alimenta ulteriormente le critiche, giuste o sbagliate, in buona o in mala fede che siano, di coloro che additano le toghe come soggetti con velleità politiche, che sotto l’usbergo della Costituzione e dei codici nascondono disegni eversivi senza averne la legittimazione.
I magistrati non sono questo; la stragrande maggioranza di loro non si riconosce in questo ritratto. E avrebbero molte cose da dire sulla riforma costituzionale della giustizia e su molte altre riforme che riguardano la vita giudiziaria; soprattutto, avrebbero da proporre ben altri rimedi allo sfascio della giustizia, alla sua inefficienza, ai modesti risultati in termini di effettività della pena. Sarebbe anzi norma di buon senso ascoltarli, da parte di chi si propone di migliorare il sistema giudiziario del nostro Paese. Ma se giudici e PM si presentano, magari involontariamente, come sponsor di petizioni di parte, rischiano di ottenere l’effetto contrario a quello sperato, e di indurre nei loro potenziali interlocutori reazioni prevenute e di chiusura a un dialogo sulla giustizia che sarebbe, invece, indispensabile, nel loro interesse e nell’interesse dei cittadini.

* magistrato presso il tribunale della Spezia  

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