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Gemelli diversi

“Tra la sinistra e gli ex Msi è avvenuta una saldatura che va valutata con attenzione”.
Il ministro della Cultura e coordinatore del Pdl Sandro Bondi commentava così, lo scorso novembre, la proposta di legge bipartisan sull’immigrazione presentata in quei giorni da Walter Veltroni insieme, tra gli altri, a Flavia Perina e Fabio Granata.
Nel 2006, invece, Gianni Baget Bozzo scriveva: “Casini e Fini si sono associati nel delegittimare l’anticomunismo, Fini ha persino cercato una mutua legittimazione tra postfascisti e postcomunisti: come se gli eredi dei totalitarismi avessero la capacità di dare patenti di merito in nome della democrazia”.
E oggi? La cronaca non ci risparmia affatto strizzatine d’occhio tra i cosiddetti finiani e buona parte dell’opposizione. Continui e ripetuti scambi di cortesia che invitano a riflettere e che non aiutano certo a rasserenare gli animi della politica. E nemmeno a spazzare via paure, diffidenze, sospetti e ipotesi di complotto.
Ma cosa unisce due mondi all’apparenza così lontani?
Un comune senso di antiberlusconismo è probabilmente tra gli elementi cardine di questa intesa che, come si può appurare, ha tuttavia radici profonde.
Da una parte il cavaliere è considerato il “nemico” numero uno, quello che ha rovinato, con la famigerata discesa in campo, i sogni di gloria dei figli del Pci. Un’ossessione lunga 16 anni. Dall’altra invece è stato, in un primo momento, accolto come l’uomo della provvidenza (ma mai troppo amato), unico in grado di guidare lo sdoganamento di una destra emarginata dalla prima repubblica. Ora però il suo potere, carisma e consenso, pongono un serio ostacolo alla definitiva conquista dell’olimpo istituzionale.
Ovviamente c’è dell’altro. C’è pure una vecchia politica che non tollera più la sconvolgente rivoluzione berlusconiana. Quella che esalta il ruolo degli elettori e li colloca al di sopra degli eletti. Quella che viene definita “deriva plebiscitaria e populistica” perché sminuisce il ruolo dei tanti reduci del professionismo parlamentare.
Per tali motivi si sente accerchiata e, nonostante le differenze ideologiche, unisce le forze e abbatte gli steccati per far scattare i vari meccanismi di autodifesa.
L’impresa dei gemelli diversi della politica italiana è comunque ardua. E comporta sacrifici di non poco conto. Si arriva addirittura a rinnegare se stessi e il proprio passato pur di raggiungere l’obiettivo finale.
Ultimo elemento. Da non sottovalutare: entrambi non perdono occasione per escludere il ricorso alle elezioni anticipate. Come se, in questa estenuante partita, i cittadini non avessero voce in capitolo. E’ una faccenda che riguarda solo loro. Magari da risolvere con un governo tecnico.

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