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Furbizia e libertà

La forza di un pensiero politico, di un movimento che vuole essere nuovo, si vede dal rigore delle sue idee, dalla capacità di ottenere consensi, dai traguardi concreti che riesce a raggiungere? O dalla capacità – tipica di quelli che hanno vissuto sempre “dentro” la politica e non riescono a valutare gli avvenimenti con la dovuta lucidità – di trasformare con apparente disinvoltura una sonora sconfitta in una gloriosa vittoria?
Se, parafrasando un noto personaggio di Guzzanti figlio, vale la “seconda che hai detto”, allora Futuro e Libertà rischia sul serio di farli tutti neri. E di diventare il primo partito d’Italia.
Perché la Caporetto finiana del 14 dicembre non è stata convertita in un grande trionfo solo dal militante di Facebook o dal colonnello di turno. Ma bensì dal direttore del magazine FareFuturo, il serbatoio culturale dell’universo fillino.  Che ha scritto testualmente: “Io festeggio. Davvero, io festeggio. Avete tutto il diritto di non credermi, ma io festeggio veramente. Faccio festa a un altro pezzetto di libertà conquistata con la fatica della battaglia. Con l’orgoglio di stare dalla parte giusta. Dalla parte opposta di chi declina la politica come se fosse proprietà privata, come se fosse questione d’interessi individuali e aziendali. Di chi vuole salvare se stesso e non l’Italia”.
E ancora, se qualcuno non lo avesse capito: “Festeggio perché sto all’opposizione. Perché sono altrove. Lontano. Festeggio perché solo così può nascere una destra nuova che non sia più succube del potere berlusconiano”.
Come si dice in questi casi? Contento lui.
Filippo Rossi arricchisce il suo corsivo citando il nuovo idolo Gaber e spiegandoci perché il Paese necessita oggi di una destra  “deberlusconizzata”.
E intanto festeggia. Dimenticando, però, che l’obiettivo politico di Fini e Bocchino era chiaramente molto più ambizioso (sfiduciare subito Berlusconi e il berlusconismo e porre fine alla sua era politica), che il nuovo movimento perde pezzi e che nemmeno i sondaggi, probabilmente, potranno far finta di nulla dinanzi allo scivolone del presidente della Camera e dei suoi.
Ma lui, come detto, festeggia. Anche se il bersaglio è stato mancato. Anche se la mozione di sfiducia serviva, appunto, a una cosa sola: spodestare il presidente del consiglio e magari  prendere in breve tempo il suo posto.  Rossi , però, decide di  confondere l’isolamento politico, la disfatta, con il “pezzetto di libertà”. Ma di quest’ultima, lo sa bene, non è mai stato privato. Al nostro però va bene così: esulta per la scoperta dell’acqua calda, mentre nasconde sotto il tappeto le macerie del giorno prima.
Come replicare allo spumante e agli spari in aria del direttore di FareFuturo?
Niente caroselli, meglio il distacco: un sereno e sapiente distacco.

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