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Fini e Bocchino spiegati da Toro Seduto

Grande capo Toro Seduto dice: «Tu uomo bianco, lingua biforcuta!».

La cinematografia – nello specifico gli spaghetti-western – aiutano spesso a ricostruire i fatti politici meglio di certi retroscenisti di grandi giornali.
E a sintetizzare la giornata di ieri, quando – a fronte di un Fini apparentemente conciliante sul Foglio e di un Bocchino pronto a fargli da contrappunto sulla Stampa – si teneva un’importante riunione di Generazione Italia, la corrente-partito del presidente della Camera, durante la quale tutto è stato registrato, fuorché i toni concilianti.
La vicenda assume mano a mano però contorni sempre più definiti – Nella giornata di ieri – contando sulla disponibilità di Giuliano Ferrara – Fini ha rilasciato una lunga e conciliante (?) intervista al Foglio  nella quale in sintesi dice: «Caro Cav deponiamo le armi», proponendo serenamente di «resettare tutto senza risentimenti» perché «non abbiamo il dovere di sembrare amici, ma dobbiamo onorare un impegno con gli italiani». E da che cosa passa questo reset?
Semplice, dopo la richiesta di confronti e conte che hanno sempre visto soccombere Fini e dopo le aggressioni di «inaudita gravità» pronunciate dal finiano Granata nei confronti di Mantovano – per ricorrere all’espressione usata dall’ex An Maurizio Bianconi proprio in un’intervista al Predellino – e, ancora, il filibustering messo in campo da mesi dal “cofondatore” ai danni del Pdl e del governo, il reset passerebbe per «gli stati generali dell’economia» che – apprendiamo da Fini – troverebbero apprezzamento nel «convincente Bersani» visto che – pensa tu! – anche lui è d’accordo sul fatto che esiste «un Paese reale che deve essere spiegato fino in fondo, ci sono problemi sociali, dal mercato del lavoro alle relazioni sindacali che vanno affrontati con giudizio».
Insomma, per capirci, Fini ha studiato bene la lezione del Franceschini che giurava sulla Costituzione. L’assise sull’economia non basta. Infatti «per resettare tutto, non per replicare. Sono due cose diverse», Fini aggiunge alla revisione della politica economica del governo anche la richiesta di porre mano al federalismo fiscale per non lasciare soli – quanta gentilezza – Tremonti e Calderoli. Basta questo per resettare? No che non basta.
C’è anche il partito. «Anche qui si può resettare tutto senza risentimenti» purché, bene inteso, Berlusconi accetti i diktat finiani, in primis la questione morale che si risolve ancora una volta alla Franceschini e Di Pietro, con un «codice etico». E con la testa di Verdini e sempre che si lasci spazio ai suoi uomini, magari segando qualche esponente ex An oggi vicino a Berlusconi.
In fondo, questa la chiosa dell’«amico Gianfranco» un esempio di come ci si può accordare è stato dato dalla presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, e dal Guardasigilli, Angelino Alfano. Ovvero quel bell’accordo che ha completamente snaturato e reso inutile il ddl intercettazioni e che rappresenta ad oggi la peggiore sintesi parlamentare mai varata da questa maggioranza!
Ma mente Fini faceva, per così dire, il conciliante, Bocchino parlava più chiaramente: «Ferrara ha diffuso solo la parte più conciliante del ragionamento di Gianfranco», dice l’ancora vice capogruppo Pdl a Montecitorio. Che annuncia ancora battaglia. O si fa come vuole Fini, cioè si accetta un «patto di legislatura» o sarà ancora Vietnam, o forse peggio, nel Pdl. Anche perché – chiarisce Bocchino – «di sicuro stiamo nel partito. Non ce ne andiamo e non ci facciamo cacciare».
Mentre, per l’ennesima volta, Fini e Bocchino orchestravano sui quotidiani di oggi la solita commedia delle parti, poliziotto buono e poliziotto cattivo, tira e molla, eccetera eccetera, si teneva una riunione di Generazione Italia (disdetta all’ultimo minuto ma che si è tenuta in forma minore, ndr). O meglio, prima un pranzo e poi una riunione alla quale non ha partecipato Fini e che tutto aveva, meno i toni «concilianti» del “cofondatore” e di tutto si parlava, meno che di «resettare senza risentimenti».
Anzi, a termine dell’incontro dai toni barricaderi, propri – secondo chi vi ha partecipato – di una corrente che si organizza in partito, i presenti sono stati allertati per una prossima, assai prossima, convocazione. Chissà come avrebbe spiegato Toro Seduto ai suoi pellirosse la giornata di ieri.
Certo Toro Seduto, e noi con lui, avrebbe consigliato a Fini, se intendeva «resettare tutto senza risentimenti», di ordinare ai suoi sodali l’immediato scioglimento di Generazione Italia. (il Predellino).

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